La celebrazione avverrà per festeggiare il cinquantesimo anniversario di fondazione di quella esperienza cui diedero inizio Kiko Argüello e Carmen Hernández, nel lontano 1968 a Madrid, andando a predicare il Vangelo e prendendo dimora tra i poveri e gli zingari delle baraccopoli di Palomeras Altas.
A Rieti il Cammino fu introdotto come nuova esperienza di iniziazione cristiana utile per gli adulti e promossa dal Concilio Vaticano II, dal Vescovo di allora mons. Dino Trabalzini il quale prima aveva sperato nelle comunità di base ove di tutto si parlava, meno che del Vangelo. Due equipe di catechisti romani di cui erano responsabili Giampiero Donini e Franco Voltaggio, giunsero nel 1976 dalla parrocchia dei Martiri Canadesi ove Kiko aveva promossa la prima comunità sorta nella Capitale italiana dopo la predicazione tenuta nel “quasi-lager” di Borghetto Latino.
Il ciclo di catechesi si tenne presso il Seminario reatino, ora chiuso. Come è noto, la celebrazione ufficiale del Cinquantenario si è svolta con l’intervento di Papa Francesco lo scorso 5 maggio a Tor Vergata. Vi parteciparono circa 200 mila neocatecumenali giunti a Roma da tutto il mondo e molti dall’Ucraina ospitati per quel soggiorno nelle case dei neocatecumenali reatini. Invitato a presenziavi insieme a centinaia di altri vescovi, monsignor Pompili non potette a causa di impegni non rinviabili.
Incontrando nelle settimane scorse Giampiero e gli altri membri della sua equipe assieme ai sacerdoti ed ai parroci reatini che nelle loro parrocchie vivono l’esperienza neocatecumenale, egli espresse il desiderio di adempiere a quella lontana promessa.
Quindi sabato prossimo i parroci di San Francesco Nuovo, di San Michele Arcangelo e di Sant’Agostino assieme agli altri sacerdoti del cammino, concelebreranno l’eucarestia presieduta dal vescovo.
L’esperienza neocatecumenale, come si sa, ha avuto uno sviluppo miracoloso in 140 nazioni, segno della particolare benedizione della Madonna da cui è stata ispirata. Dopo la predicazione delle catechesi e la missio ad gentes le comunità formatesi nel mondo sono 22 mila; le diocesi coinvolte oltre 1.300 con 6.500 parrocchie. In tutti questi Paesi sono stati aperti dai vescovi i seminari Redemptoris Mater per la formazione del clero disposto a far parte delle equipes dei catechisti e seguirle anche nelle destinazioni più lontane.
Nei Seminari “Redemptoris Mater” coltivano attualmente la loro vocazione oltre 2.300 seminaristi. I sacerdoti già ordinati sono più di 2.400 che seguono le equipe impiegate nell’evangelizzazione dell’Europa del Nord completamente scristianizzata, in Cina ed in India, nelle Americhe e che sono divenuti una speranza per tutta la Chiesa.
Come è noto, la Cattolicità deve fronteggiare ora le gravi e complesse questioni della scristianizzazione, dell’ateismo e dell’agnosticismo e riaffermare il valore assoluto dell’amore al prossimo ed al nemico, della pace e della carità ed il grande mistero della incarnazione e della resurrezione di Gesù.
A Rieti negli anni trascorsi le catechesi neocatecumenali sono state tenute anche a Corvaro, Greccio, Casette, Castel S. Angelo, Poggio Bustone, Pescorocchiano dove si sono formate comunità che pian piano sono andate esaurendosi poiché coinvolte nel processo di spopolamento di quei centri. Lo Statuto del Cammino neocatecumenale fu approvato il 20 maggio 2008 dal Pontificium Consilium pro Laicis e prima fu riconosciuto da san Giovanni Paolo II come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni.
Lo stesso Statuto stabilisce che il Cammino Neocatecumenale è al servizio del vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell’iniziazione cristiana e dell’educazione permanente nella fede.
Bene ha sintetizzato la sua esperienza Giampiero Donini durante un’intervista rilasciata ad In Terris, Online international newsaper dello scorso 18 dicembre. Alla domanda: «Lei è stato tra i primi a seguire il Cammino Neocatecumenale a Roma. Come nacque la sua vocazione?».
Donini ha risposto così: «Da un semplice incontro di 15 secondi con un amico che mi invitò ad assistere a una catechesi che stava cominciando. Dovendo aspettare due ore una persona, sono andato ad ascoltare Kiko. Era il 3 ottobre 1968 alle 18.30. Stava facendo un esempio concreto e diceva che noi non siamo cristiani perché preghiamo molto, anche i musulmani pregano cinque volte al giorno; non siamo cristiani perché facciamo opere di carità, anche tanti atei le fanno (non dimentichiamo che eravamo nel Sessantotto); non siamo cristiani perché viviamo una vita casta e pura, i monaci buddisti sono spesso più casti di noi. Siamo cristiani perché amiamo i nostri nemici. Fu come un fulmine nella mia vita. Mi ero sempre reputato cristiano ma in quel momento compresi di non esserlo stato affatto. Al massimo evitavo il nemico ma amarlo no. Mi misi seduto, ascoltai e alla fine dell’incontro chiesi a Kiko cosa dovevo fare. Mi aspettavo che mi dicesse di pregare, di meditare, di dire il Rosario … e invece mi disse solo ‘vieni e ascolta. Se quello che sentirai ti cambierà la vita bene, altrimenti te ne potrai andare’. Così è iniziato tutto».