Con riferimento alle notizie pubblicate sulla cronaca locale, il sindacato autonomo DICCAP ribadisce quanto già comunicato in precedenza ovvero di essere stato sin dalla prima presentazione contrario al piano di riorganizzazione dei quadranti e quindi dell’orario di lavoro presentato dall’Amministrazione co,unale di Rieti, «non essendo lo stesso rispondente né alla salvaguardia della sicurezza sul lavoro degli operatori di polizia municipale, né alle esigenze sempre più manifeste di sicurezza del territorio comunale e quindi dei cittadini».
«Tale posizione – spiegano dal sindacato – è stata ribadita al facente funzioni in tutte le occasioni che ci sono state di discutere l’ipotesi di riorganizzazione fino all’ultimo incontro al termine del quale il Vice segretario provinciale del DICCAP Luca Guarnacci ha preteso ed ottenuto la modifica del verbale che era stato redatto con la dicitura “tutti concordano”, modificato con la scritta “la maggioranza concorda” e solo dopo averla ottenuta ha apposto la propria firma ribadendo ulteriormente la contrarietà alle modifiche apportate all’organizzazione del lavoro del Corpo; posizione quest’ultima che all’apertura dell’incontro è stata pregiudizialmente ribadita e non ha poi trovato riscontro nella stesura redatta dal facente funzioni».
«È particolare – sottolineano dal DICCAP – che un incontro tecnico si sia trasformato in una condivisione d’intenti in cui le parti non concordino sul contenuto e a stravolgere la realtà vengano prese dichiarazioni di rappresentanti sindacali a tutela del datore di lavoro e a discapito del lavoratore. La dialettica sindacale sarebbe senz’altro più compiuta se al generico riferimento ad “altre fonti sindacali” il quotidiano avesse riferito nomi e sigle che evidentemente non hanno neanche il coraggio di manifestarsi. Il tentativo di ricondurre l’azione sindacale del DICCAP ad una “vicinanza” al Comandante Aragona, se da una parte non può che onorare tutti gli operatori che hanno condiviso un’azione rinnovatrice e di grande impulso operativo al Comando, dall’altra non trova alcuna ragione d’essere, essendo la vicenda del Comandante Aragona estranea ai percorsi sindacali del DICCAP atteso che lo stesso è notoriamente dirigente sindacale di altra organizzazione».
«La necessità di costituire un nuovo soggetto rappresentativo e la massiccia adesione degli operatori di polizia municipale alla DICCAP nasce proprio dall’incapacità delle altre sigle sindacali di rappresentare il malessere che da ormai tre mesi a questa parte il Comando vive con lo smantellamento sistematico di tutte quelle eccellenze operative che ne hanno caratterizzato la storia degli ultimi cinque anni e il mancato riconoscimento della tutela specifica che necessita ad operatori in uniforme che esercitano un ruolo all’interno della macchina comunale che non può essere assolutamente omologato a qualsiasi altra professionalità. D’altra parte la sperimentazione appena partita manifesta in tutta evidenza gli aspetti critici che abbiamo sollevato in tutte le sedi, con l’esposizione del personale ad un servizio di ben 7 ore che non trova eguali praticamente in nessuna parte d’Italia (se non per rarissime eccezioni) e che non porta al conseguimento dell’obiettivo di aver più operatori su strada» aggiungono dalla sigla sindacale.
«È sufficiente comparare i numeri dell’attuale organizzazione con quella previgente per verificare che la presenza su strada soprattutto dal venerdì al lunedì è significativamente inferiore a quella garantita con la precedente modalità di impiego del personale nonostante sia stata ridotta la presenza su strada della Polizia Municipale per ben 3 ore al giorno, dalle 21 alle 24, orari in cui la tipicità degli interventi ne caratterizzavano l’importanza (rilievo incidenti stradali, assistenza e viabilità in occasione di manifestazioni sportive, feste rionali, processioni, ed altro). La DICCAP – conclude la nota – ribadisce quindi la totale contrarietà alla riorganizzazione attuata dall’Amministrazione che non solo non rispetta i criteri minimi di sicurezza per il personale ma non risponde alle esigenze della collettività peggiorando ulteriormente la qualità e la quantità dei servizi proposti alla città».