Rieti e la scuola: dalla Gelmini alla Giannini, il disastro continua

Dopo i tanti annunci e i promettenti spot sulla scuola da parte di questo governo ci ritroviamo a fare i conti con un’amara realtà, che vede irrisolti i problemi di precariato e inefficienza di servizi e strutture. Come gli 80 euro, i fondi destinati all’edilizia scolastica non hanno apportato utili vantaggi al miglioramento degli edifici; tant’è vero che assistiamo a quotidiane scene di manutenzione ordinaria effettuata con volontario aiuto dei cittadini. Un’ulteriore responsabilità relativa a questa problematica va riconosciuta all’amministrazione comunale che sembra preoccuparsi di più alle sanatorie degli edifici abusivi ignorando le esigenze delle famiglie e dei giovani studenti.

In questo “bucolico” quadretto emerge il continuo ed eterno problema dei precari che oggi sono in maggiori difficoltà rispetto al passato. Entrata a pieno regime la legge “Gelmini”, il precariato ha ricevuto un colpo durissimo, mettendo in ginocchio tutte le scuole professionalizzanti. Nel territorio reatino il grande esempio è l’Alberghiero, che con i suoi 1080 iscritti è indiscutibilmente il fiore all’occhiello dell’istruzione locale. Tale scuola si trova costretta ad operare su due sedi ( e lo sarà anche dopo la costruzione del piccolo “forno crematorio” di fianco al convitto, che non a caso avrà 14 classi come la succursale di Via Salaria ). Molti laboratori di cucina si trovano ancora in Via Moisè di Gaio, costringendo gli alunni della sede ex Vanoni a pericolose “passeggiate” per raggiungerli.

La sede di Via Salaria è priva di palestra, con conseguenti ulteriori passeggiate per raggiungere il palazzetto di Piazzale Leoni. Nonostante l’elevatissimo numero di studenti disabili non esistono spazi per le attività di sostegno.

Il convitto sembra una trappola, tenuto conto dei pericoli di esondazione e di esplosione, ma anche del fatto che i ragazzi sono costretti a percorrere la Salaria nel tratto alberato, scavalcando anche il ponte sulla “superstrada” dove non esistono vie di fuga…

Come l’Alberghiero anche l’ex Istituto d’Arte, oggi Liceo d’Arte, è stato snaturato della sua caratteristica principale, che è l’attività laboratoriale. Non possiamo trascurare l’IPSIA ( istituto Professionale ) e l’ITIS ( Istituto Tecnico Industriale ). Tutte queste scuole hanno subito tagli agli orari di laboratorio per oltre il 50% ( si stima in un 64% ). Questi tagli sono dovuti alla diminuzione d’orario di materie d’indirizzo sia nel biennio, dove si è passati da 11 ore a settimana a 4 o 3, sia nel triennio dove, in alcuni casi, sono state completamente eliminate. Allo stato attuale, proprio per questo motivo, ancora molti docenti non hanno l’incarico e stanno aspettando una cattedra, spesso con poche ore, per poter guadagnare qualcosa. Intanto, molti studenti, non hanno i docenti penalizzando ovviamente il percorso didattico trasformando, di fatto, la scuola in un punto di ritrovo. Va sottolineato che queste politiche hanno ridotto l’offerta formativa specifica livellando le scuole su un generico profilo scientifico/umanistico. Restano grandi ombre sulla gestione della formazione professionale affidata alle provincie che, impegnate nel valzer “provincia sì/provincia no” giocano con soldi pubblici a discapito di una enorme risorsa quale la formazione professionale rivolta soprattutto ai disoccupati. Per chiudere questo scenario ( a dir poco imbarazzante ) dobbiamo porre la nostra attenzione sul problema più grave che dimostra l’insensibilità dei nostri politicanti. Nonostante gli accorati appelli delle famiglie che vivono quotidianamente le difficoltà della disabilità, lo Stato continua a non fornire il personale preposto ad assistere gli studenti svantaggiati. Spesso i docenti di sostegno non coprono tutte le ore previste per la didattica e nei casi di disabilità grave le scuole e/o gli enti provinciali sono costretti a rivolgersi a cooperative di servizi con ulteriori costi, mantenendo ancor più in vita il sistema del precariato.

La domanda sorge spontanea: se i soldi si trovano per operare con le cooperative, non potrebbero essere destinati per i docenti di sostegno inseriti nelle graduatorie, che hanno speso soldi per abilitarsi e che da ormai troppo tempo sperano in un contratto a tempo indeterminato?

Dal diritto all’istruzione si è passati alla “possibilità di istruirsi”, e in un paese civile tutto ciò è intollerabile.

Siamo certi che nessun appartenente alla vecchia politica si preoccuperà di risolvere le problematiche sopra esposte, le priorità non sono l’istruzione ed il precariato, un popolo poco colto ed affamato è più gestibile, e ne siamo certi perché la nuova riforma va in questa direzione!

Nonostante tutte queste problematiche, auguriamo un buon anno scolastico a studenti, professori e personale ATA, con la speranza che la creatività tipicamente italica permetta il superamento di ogni difficoltà.