Francescani

Rieti ricorda padre Nicola Cerasa, missionario in Cina e figura di spicco del francescanesimo

Scoperta la targa a Fonte Colombo in memoria del frate reatino, imprigionato durante la rivoluzione cinese e protagonista di un dialogo lungimirante con la cultura locale. La cerimonia ha coinvolto autorità, familiari e confratelli, che hanno reso omaggio a un uomo di grande spiritualità e impegno pastorale

Nella targa apposta sul piazzale sotto il santuario di Fonte Colombo si legge: «Piazza Padre Nicola Cerasa, Missionario in Cina – OFM, 1920-2012». Targa scoperta sabato pomeriggio nella cerimonia con cui Rieti ha inteso onorare un figlio della propria terra distintosi nel carisma francescano.

Un’iniziativa partita su sollecitazione dei familiari del defunto sacerdote che è stato tra i più insigni seguaci di san Francesco del Novecento. Originario di Maglianello, aveva conosciuto i frati Minori che dal santuario di Fonte Colombo operavano in zona. E proprio a Fonte Colombo svolse il noviziato e vestì l’abito francescano, partendo ancora giovanissimo studente come missionario per la Cina, dove completò gli studi venendo ordinato sacerdote nel 1944. Divenuto vice parroco della Cattedrale di Taiyuan, venne eletto superiore della locale provincia minoritica nel 1951. Ma in quello stesso anno, scoppiata la rivoluzione comunista in Cina, fu imprigionato e dovette affrontare dure prove, sottoposto a prigione e torture fisiche e psicologiche, portato dinanzi al plotone di esecuzione e quindi espulso. Tornato in Italia, divenne ministro provinciale della provincia romana dell’Ordine, che raccoglieva i conventi del Lazio, per essere poi eletto nel 1973 vicario generale e procuratore generale dei Frati Minori nel capitolo svoltosi quell’anno a Madrid.

Nel 1981, il secondo mandato come ministro provinciale. E in tale veste lo ricordano padre Luciano De Giusti e padre Massimo Fusarelli, rispettivamente ministro provinciale (nella provincia che ora raggruppa Lazio e Abruzzo) e ministro generale, proveniente dalla provincia romana. Entrambi, proprio a Fonte Colombo, ebbero modo di emettere i primi voti, dopo il noviziato, nelle mani di padre Nicola. E hanno ricordato con affetto la sua figura nel momento svoltosi nel salone del convento, prima dello scoprimento della targa. Presente al momento anche il vicario generale della diocesi di Rieti, don Casimiro Panek, che ha portato il saluto del vescovo Vito Piccinonna.

Un video, preparato da padre Francesco Di Pede, ha rievocato la biografia e la grandezza spirituale di questo frate, la cui memoria è viva tra i parenti e i compaesani, come ha testimoniato Tonino Cicconetti, uno dei nipoti, intervenuto a nome dei familiari di Cerasa, presenti in gran numero alla cerimonia. Si deve a loro se l’amministrazione ha raccolto la proposta di intitolargli uno spazio nel territorio comunale, come ha spiegato il presidente del consiglio comunale, Claudio Valentini, che ha seguito l’iter burocratico assieme all’assessore alla Cultura Letizia Rosati. Anche quest’ultima, presente insieme ad altri assessori e consiglieri comunali, ha sottolineato l’importanza di onorare un religioso che ha reso grande la presenza francescana in terra cinese, unico ordine cattolico a essere oggi presente nell’ex Celeste Impero in forma pienamente legittima e non clandestina, e questo anche grazie a padre Cerasa, ha spiegato il generale Fusarelli, che con grande saggezza e lungimiranza seppe al tempo gettare le basi, anticipando i tempi nella Chiesa di allora, di un dialogo paziente con la cultura locale.

Un grande ricordo padre Nicola ha lasciato anche ad Artena, nel cui convento aveva studiato e dove ha trascorso l’ultimo periodo della sua vita, dal 1987 alla morte: fecondo di studi, impegno spirituale e grande carità pastorale, prodigandosi anche nell’accoglienza dei profughi, facendosi vicino alle loro sofferenze forte dell’esperienza da lui vissuta sulla propria pelle. Diversi gli artenesi, con in testa i terziari francescani della locale fraternità Ofs (con tanto di stendardo) e l’attuale sindaco Silvia Carocci, presente assieme al predecessore e altri amministratori del comune laziale, che hanno voluto partecipare alla cerimonia, lieti di onorare anche loro la memoria dell’insigne francescano che ad Artena si è spento dodici anni fa.