Venerdì 21 settembre alle 17, nella sala conferenze foyer del teatro Flavio Vespasiano avrà luogo la presentazione del romanzo L’ultimo spartito di Rossini di Simona Baldelli, edito da Piemme, seguita dal concerto di musiche rossiniane dirette dal M° Mario Montore.
L’opera letteraria viene pubblicata nell’anno del 150esimo dalla morte del musicista e a suo modo vuole raccogliere una sfida: indagare le ragioni che indussero Rossini a smettere di scrivere opere a 37 anni, dopo il meraviglioso Guglielmo Tell.
Un modo per avvicinarsi a un personaggio del quale, diversamente, si è detto già tutto. Egli infatti appartiene all’immaginario collettivo, e non solo dei melomani. È stato un artista famoso e osannato già nel corso della sua esistenza: per lui venne coniato il termine rossinimania, riferito al periodo in cui si esibì a Vienna.
Ogni angolo risuonava della sua musica, le cartoline con la sua immagine andavano a ruba, gli uomini erano vestiti alla Rossini, le donne sospiravano al suo passaggio, i ristoranti avevano piatti a lui dedicati. Una simile smania pervase le altre città in cui visse e lavorò. Tutti volevano frequentare quel musicista gioviale, dalla scrittura facile (compose il Barbiere di Siviglia in meno di due settimane), la battuta pronta, amante della buona tavola.
E così viene ricordato ancor oggi: un ilare opportunista, un bon vivant. Ma neppure quarantenne si ritirò dalla mondanità a vita privata. Continuò però fino all’ultimo a comporre musica, per sé, per Olympe Pélissier (sposata in seconde nozze nel 1846, dopo la morte della Colbran, avvenuta l’anno prima) e per gli amici. Dalla versione definitiva dello Stabat Mater (1841, con prima esecuzione a Parigi, 7 gennaio 1842) a innumerevoli brani di musica da camera, sonate e composizioni per pianoforte solo o con voce solista, come le Soirées musicales, pubblicate nel 1835. Fino all’ultima produzione, nella quale troveranno spazio quelli che lo stesso musicista definì autoironicamente Péchés de vieillesse: «semplici senili debolezze».