Lavoro, a Rieti c’è ben poco da festeggiare

Anche in questi primi mesi dell’anno la situazione si conferma quanto mai difficile. L’impegno di vicinanza della Chiesa locale: parla il responsabile dell’Ufficio diocesano.

Il caso Schneider è un po’ quello emblematico e sicuramente quello più “attenzionato” da istituzioni e società civile (comunità ecclesiale in primis). Ma la situazione occupazionale reatina, a partire dalla progressiva crisi del Nucleo industriale per giungere all’intera realtà lavorativa locale, mai come quest’anno ha avuto ben poco da festeggiare il primo maggio.

La vicinanza della Chiesa reatina al mondo del lavoro è stata espressa innanzitutto con l’eucarestia celebrata dal vescovo Lucarelli nella Cattedrale di S. Maria (a fianco riportiamo le parole rivolte dal presule ai lavoratori
radunati a onorare il loro “collega” san Giuseppe).

Ma l’attenzione, come precisiamo a parte, prosegue da parte della diocesi, che non ha mai cessato di porsi a fianco della difficile realtà lavorativa locale, attraverso la costante presenza del sacerdote incaricato della pastorale sociale: don Valerio Shango.

Quanto mai impegnato, il sacerdote congolese da anni trapiantato a Rieti e che, assieme agli incarichi di parroco a Monte San Giovanni e vicario foraneo, porta avanti la direzione dell’ufficio diocesano per i problemi sociali, il lavoro, giustizia, pace e salvaguardia del creato: il clima di preoccupazione per la disoccupazione giovanile e la crisi delle aziende, del resto, non accenna a miglioramenti.

Anzi, i primi mesi del 2014 hanno visto ulteriori segnali allarmanti. Nonostante i continui incontri che vedono rappresentanze sindacali e autorità locali varcare il portone del ministero dello Sviluppo economico – incontri cui cerca di non mancare mai lo stesso don Valerio – non si riesce ad andare oltre le promesse del “vedremo, cercheremo”.

Talvolta, sembra davvero che la Chiesa resti per molte persone l’ultimo appiglio di speranza, anche se il suo “potere” non può andare oltre la pressione morale verso chi ha il dovere di agire. Ma la solidarietà e la profonda vicinanza spirituale, quella sì, l’ha da offrire e la offre inabbondanza, ha dichiarato don Shango: «In tanti ci hanno cercato per far sentire la loro disperazione. Il problema centrale rimane il lavoro. E se non è per sé è per i
propri figli. Per tantissime persone il futuro è pieno di incertezze e di oscurità. Noi cerchiamo di fare tutto il possibile, ma a volte si rimane senza risultati tangibili».

Le famiglie sono preoccupate, le maestranze dimostrano e occupano, i sindacati alzano la voce, gli imprenditori rispondono che più di tanto non possono, visto che, sottolinea il sacerdote, chi è titolare di imprese, oltre a subire le conseguenze della crisi, si ritrova pure tartassato dallo Stato. Di qui un generale immobilismo: «Viviamo una sorta di perenne attesa. Il mondo politico continua ad annunciare sgravi fiscali sulle imprese, aiuti alla creazione del lavoro. Ma di tutto questo, non abbiamo ancora visto niente in questi primi quattro mesi del 2014. Non c’è da perdere la speranza, ma questa non zittisce in alcun modo la crisi che morde il nostro territorio».

Lo stesso mondo sindacale ormai non sa più a che santo votarsi. Da apprezzare, mette in evidenza don Valerio, «quello che i sindacati riescono a mettere insieme per rallentare l’agonia molte realtà», ma del resto questi «sono tempi difficili anche per loro».

Non tutto il male, però, vien per nuocere. Qualcosa di positivo la situazione di crisi non è detto non possa portarlo anche alle organizzazioni deputate a rappresentare e tutelare i lavoratori: «potrebbe offrire l’occasione per un rinnovamento della impostazione dell’impegno sindacale in Italia. Ci vuole molta forza per riaffermare l’indipendenza del sindacato. Oggi è fondamentale lavorare con molta trasparenza e verità
accanto ai lavoratori. Si sentono traditi da un po’ tutte le istituzioni. Ci vorrà un grande sforzo per riconquistare la loro fiducia».

Fiducia che, per chi annuncia il Cristo risorto, non può mancare. Un messaggio di fiducia che significa anche aiutare a non vedere tutto nero e a valorizzare i segni di positività che, in un panorama complessivamente
preoccupante, emergono in piccoli segnali di speranza, come qualche esempio di chi, nel nostro territorio, è riuscito, nonostante la crisi, a vincere la sfida, magari con piccole cooperative, del creare nuove occasioni di lavoro.

Fiducia e speranza da non smarrire, esorta don Shango, «anche perché noi cristiani sappiamo che il Signore risorto è capace di spezzare le catene di indifferenza, di egoismo e di superbia che segnano in negativo le nostre istituzioni o chi dovrebbe tutelare il bene comune».

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