Rieti: ben serviti a nostra insaputa?

Tutti abbiamo riso, amaramente, per quelle vicende in cui politici di primo piano hanno giustificano i propri scivoloni sostenendo di farli a propria insaputa.

Per altro verso, però, dovremmo incominciare a ridere, amaramente, anche di noi stessi. Anche tante cose che ci riguardano accadono a nostra insaputa. Un alone opaco, ad esempio, circonda i fatti salienti del Palazzo di Città, soprattutto in tema di bilanci. Nonostante la trasparenza e la partecipazione arrivate con la nuova Amministrazione, non si riesce a saperne molto.

Quel che è noto, è che più che un buco, nei conti del Comune c’è un cratere. Sarebbe utile saperne di più, magari per non finirci dentro. Invece al momento, siamo costretti a rimanere al bisbiglio, all’indiscrezione, alla voce di corridoio.

A conti fatti (per modo di dire), il debito del Comune è una sorta di mito. Attorno ai “soldi veri” la nebbia è ancora fitta. Le poche cifre concesse fin’ora sono parziali, approssimative.

Qualche ben informato comincia a parlare di una mostruosità con otto zeri. Cose da matti! Ma è meglio farsi forza: inutile piangere sul latte versato. Sarebbe più utile, invece, sapere come sia composta questa massa debitoria.

Già, perché sin dalle origini l’Amministrazione si è impegnata a presentare un piano di rientro, ad onorare questi debiti. Sarà pure una dimostrazione di serietà, ma nell’attesa che tutto sia pronto, sarebbe il caso di mettere le cose in chiaro: a chi li dobbiamo questi soldi?

Sono imprese? Cosa hanno fornito? Sono istituti di credito? Cosa hanno finanziato? E non è tutto: da tempo ci sono dicerie sull’emergere di una notevole mole di fatture prive di riscontri negli impegni di spesa del Comune. Si può sapere chi le ha emesse, sollecitato da chi, e perché? Sono poveri cristi, artigiani che hanno anticipato di tasca propria il materiale, o consulenti strapagati e “cugini di”?

Mamma mia: a saperlo, nei bar non si parlerebbe d’altro! E a qualcuno potrebbe venire in mente che non proprio tutto il debito debba essere pagato.

Ma la politica non è cosa da bar, ed infatti non si parla di debiti, ma di un unico, monolitico “buffo” comunale. Se fosse dettagliato, reso noto, discusso punto per punto pubblicamente, la città potrebbe metterci del suo, giudicare, forse litigare. Meglio conservare l’ordine pubblico e un’atmosfera sonnacchiosa. Per l’amministrazione è anche una scelta di umiltà: in Comune stanno lavorando persone capaci e competenti, di cui ci si può fidare. Solo che non vogliono darlo a vedere, non se ne vogliono vantare. Per questo al debito ci lavorano a nostra insaputa.