Ricostruiamo insieme Rieti

Non è più possibile pensare, in vista delle elezioni al Comune di Rieti, a schieramenti contrapposti e a liste civiche con vecchie concezioni del passato, con programmi e proclami che restano nei sogni di chi li annuncia.

Che senso hanno le primarie se non conosciamo programmi e scelte da parte di chi poi risulta primo nella consultazione? I tempi sono cambiati, e la crisi economica ha ancora di più accentuato nuovi problemi del lavoro, del debito pubblico, degli anziani, della sanità. Non è più possibile pensare a schieramenti che non abbiano come obiettivo un nuovo modello di sviluppo della nostra Città.

Lo studio sull’economia provinciale commissionato dalla Camera di Commercio di Rieti all’Istituto Tagliacarte evidenzia dei dati che già erano noti, confortati da altri meno conosciuti e da analisi che suggeriscono un’attenta riflessione.

L’agricoltura e il turismo che dovevano essere il nuovo volano per una ripresa economica provinciale sono dati al ribasso. L’agricoltura nel 2010 ha avuto una consistente flessione delle ore lavorative con conseguenze di un impoverimento del monte stipendi e delle merci esportate. Le presenze di turisti si sono quasi dimezzate comparando i dati dei primi anni del 2000 con gli ultimi tre anni, comprese quelle dei turisti stranieri.

Su ogni 100 persone occupate residenti nella nostra provincia, il 22% lavora fuori del nostro territorio, con una fetta consistente nella provincia romana. La ricchezza della nostra provincia proviene da unità produttive che appartengono ad imprese non reatine.

I consumi delle famiglie risultano in flessione con gravi conseguenze sugli esercizi commerciali locali. I tassi di interesse applicati dalle Banche sul nostro territorio sia riguardo al credito alle famiglie che alle imprese sono i più alti in Italia. Aumentano le sofferenze bancarie e i protesti. Sono sintomi che evidenziano la crisi di liquidità di cui soffre la nostra provincia.

L’Istituto Tagliacarte suggerisce alcuni fattori che contribuiscono a formare questi squilibri: la realtà economica di ridotte dimensioni; lo squilibrio insediativo nelle aree di Rieti e nei comuni vicino Roma; il crescente segmento demografico degli anziani; il modello di sviluppo economico composto di società con forme giuridiche elementari dalla modesta forma aggregatile; il mercato del lavoro esposto alla crisi delle singole aziende; la mancanza di infrastrutture.

Abbiamo bisogno di guardare alla realtà e di dare un senso alla vita e alla dignità umana; di realizzare uno stile di vita orientato sui valori come la pace, la libertà, la giustizia, la dignità e il rispetto dell’ambiente; di realizzare uno sviluppo dove si coniughi solidarietà e benessere per tutti. Questa è una sfida non utopistica se basata su un programma politico per ridare vita ad una città, come Rieti, che va alla ricerca di una propria identità. Per fare ciò ci deve essere l’impegno di tutti e non servono gli scontri irrazionali degli uni contro gli altri solo per accaparrarsi qualche consenso in più. Cooperare per il bene comune significa costruire qualcosa con il consenso di tutti, giovani ed anziani.

Abbiamo bisogno di progetti, di innovazione per costruire un nuovo modello del lavoro, basato sull’interesse comune di una nuova società che cresce e si sviluppa nell’armonia di una convivenza normale.

Punti di forza del nostro territorio sono la qualità dell’ambiente, la qualità della vita, la qualità del mondo rurale, la storia e i reperti storici che ci invidiano in molti.

Questa è la sfida del futuro se vogliamo lasciare un mondo migliore ai nostri figli e nipoti.