Chiesa di Rieti

Restauratori all’opera a Palazzo Papale per riportare a nuova luce un prezioso Crocifisso ligneo

Un lavoro paziente e meticoloso quello che stanno svolgendo in questi giorni i restauratori a Palazzo Papale, per riportare a nuova vita un'opera d'arte molto importante, la Croce Processionale in legno dipinto raffigurante Gesù Crocifisso con la Madonna, san Giovanni Evangelista e san Francesco d’Assisi, opera risalente alla scuola umbra del XIV secolo

In questi giorni, all’interno del Salone Papale, i professori Falcucci e Scarperia stanno facendo le prime indagini di natura scientifica su un’opera molto importante, la Croce Processionale in legno dipinto raffigurante Gesù Crocifisso con la Madonna, san Giovanni Evangelista e san Francesco d’Assisi, opera risalente alla scuola umbra del XIV secolo e oggi sottoposta a un accurato restauro affidato a Anna Paola Salvi.

Il dottor Falcucci illustra le prime fasi del lavoro: «Stiamo eseguendo delle indagini diagnostiche per caratterizzare il tipo di materiale utilizzato dall’artista per la realizzazione di questo Crocifisso. Si tratta di analisi non distruttive per la caratterizzazione dei pigmenti e di analisi di fluorescenza con i raggi x. Mediante queste radiazioni, riusciamo ad interrogare la materia per capire quali siano gli elementi chimici presenti che andiamo ad analizzare senza procedere a prelievi che potrebbero danneggiare l’opera. Fatto questo, procederemo invece con dei piccoli campionamenti dal supporto per identificare il tipo di legno utilizzato dall’artista e, probabilmente, eseguiremo anche qualche campionamento del dipinto per indagare la successione stratigrafica, per caratterizzare cioè i materiali costitutivi degli strati preparatori».

Un lavoro sicuramente di non semplice esecuzione che richiede cura e precisione. A tal proposito il dottor Falcucci esprime le difficoltà che si possono trovare nell’effettuare simili rilievi: «Per quanto riguarda le indagini scientifiche la procedura è oramai standardizzata quindi esiste una sorta di protocollo stabilizzato e convenzionale per l’esecuzione delle indagini. Certo ogni volta, ogni opera è un caso a se stante, perciò la campagna diagnostica va mirata e adeguata al particolare caso di studio, ma più che nella scelta delle tecniche di indagine, bisogna porre attenzione alla scelta dei punti da indagare e da studiare. Per questo è importantissimo il rapporto con il restauratore e con lo storico dell’arte, con cui normalmente queste campagne vengono concordate previamente».

Un lavoro che sposa quindi l’antico con il moderno, come si può evincere dalla parole della dottoressa Scarperia, che sottolinea come «la metodologia di applicazione di questo tipo di indagini che, nello specifico, prevede la presenza di due persone a causa dell’utilizzo di una strumentazione portatile, consenta di eseguire il lavoro sul posto e permetta anche di spostare l’opera dal luogo in cui si trova per il bisogno di una elaborazione al computer dei dati che vengono acquisiti».

Per capire meglio la struttura dell’opera è necessario l’intervento della dottoressa Salvi, addetta al restauro: «Questa croce era stata restaurata probabilmente negli anni Settanta ma non abbiamo notizie sulla vicenda conservativa. Dopo la rimozione degli strati di vernice alterati, ho eliminato le vecchie stuccature che non avevano più una consistenza giusta e riproposto una stuccatura in gesso e colla. Questo è il sistema che più si può assimilare alla preparazione utilizzata ai tempi in cui risale l’opera, probabilmente tra la metà e la fine del Trecento. Queste tavole sono molto sensibili alle variazioni ambientali del clima, perciò gli artigiani preparavano un supporto applicando una tela di incamottatura, a volte nella totalità dell’estensione dell’opera e, a volte, soltanto in corrispondenza delle criticità. Questa tecnica è stata individuata specialmente sulla cornice, ai bordi della croce che è, purtroppo, stata inclinata per essere adattata ad una nuova collocazione, presumibilmente una nicchia. Ciò ha portato ad una resecatura nei quattro bracci e, addirittura al taglio, nel braccio inferiore della croce, di una delle figure più importanti di questa immagine votiva, quella di san Francesco. Possiamo dire che, in anni recenti, è stato fatto del lavoro sul supporto: probabilmente sono state fatte delle puliture con mezzi non idonei, che in alcuni casi hanno dato luogo a delle consunzioni della superficie dipinta. Da adesso in poi il nostro lavoro sarà quello di ricostituire con tecnica pittorica che si riferisce a un sistema di ricostruzione sperimentato dall’ Istituto Centrale del restauro di Roma. Con questo sistema noi potremmo ricostituire le parti mancanti e poi, in finale, si deciderà se applicare una protezione di una vernice che filtra anche i raggi ultravioletti, altra causa di degrado delle opere e dei pigmenti».

Un lavoro, pertanto, che vede in campo diverse sinergie tutte volte a riportare questa importante opera al suo antico splendore.