Dice l’antico proverbio zen: «città decadente, niente classe dirigente». Come si adatta alla malandata Rieti degli ultimi tempi! Decenni, se volete. Ma diciamo pure settimane, per quanto concerne la crisi in Comune. Oscura e vagamente surreale. Perché è caduta la Giunta? Vattelappesca. Sono all’opera precisi gruppi di pressione? Beato chi ci capisce qualcosa.
C’è da smarrirsi, fra partiti ondivaghi e potentati inossidabili. I primi vogliono di più, ma non è chiaro… cosa! I secondi tramano sornioni, non si espongono, sono solo pronti a… lucrare. La rendita di posizione è davvero una sublime arte bancaria!
Assistiamo forse alla spinta organizzata di gruppi sociali? Macché, tutto tace. Si vedono solo frammentazione, minuscoli interessi personali o di piccolo gruppo. Nei migliori casi… commedia dell’Arte! Si discute forse di programmi? Manco per scherzo! Né elenchi di problemi, né soluzioni: tanto nessuno ci crede. Che bella crisi balneare!
E il marziano che volesse investire a Rieti, faticherebbe a trovare una controparte istituzionale. Ve lo figurate un amministratore serio, determinato, in grado di contrattare onestamente benefici per la città? Il tono della discussione su aree post-industriali, tasse, servizi e cordoli deprime chiunque abbia un po’ di sale in zucca.
In compenso (si fa per dire) è assai grande il successo della fiera, o festa gastronomica. Verrebbe da pensare agli anni del consenso. Quanto fervore, e attivismo, e stand, e compravendite, quanti nastri colorati, quante piantine devozionali. Non ci riesce nemmeno la Fiera di Santa Barbara! Frammenti di rimedio piccante contro l’ansia del sentirsi esclusi! Che capolavoro pagano di marketing parastatale, retorico e vuoto!
Tigri di carta, peperoni di cartapesta. Idoli surreali, strapaese e maracas a volontà! Non si tratta di cibi e spezie. Semmai di relazioni pubbliche e di retorica. Rieti, già vanitosa sede di feste nazionali per palati… Fini, ora è finalmente Capitale Mondiale di qualcosa. Di qualche straccio di cosa. O, più prosaicamente, è un mercatino paesano per il parziale smaltimento della… sovrapproduzione altrui?
Questione di punti di vista. Vedete però come si fa carriera al giorno d’oggi? Non è necessario essere bravi nel campo dell’agricoltura, del marketing o del turismo. Basta simulare in pompa magna queste cose con un evento. Poi ci si deve vestire bene, sorridere a tutti, vendere simpatia da quattro soldi. Ecco la via maestra per arrivare a fare collezione di incarichi. Così ci si riscatta dall’atavica miseria, dai dolori dell’immigrazione e dall’emarginazione politica (ancorché dannatamente motivata). E indossato il doppiopetto si potrà finalmente spizzicare come sindaco, parlamentare, consigliere o vigilante. Bisogna saperci fare: altro che le mezze tacche o i burattini che si gingillano con la crisi!
Avanziamo, allora, una ragionevole proposta per limitare i danni provocati dallo stallo politico al Comune di Rieti. Non potendo eliminare l’Ente (ipotesi suggestiva, ma impraticabile), si nomini un super-assessore. Gli si dia ampia… podestà! Inglobando varie funzioni, si otterrà un bel risparmio su stipendi, porchetta e ingaggi di musicanti.
Si scelga un Assessore Unico, all’Agri-turis-mercat-internazional-cultur-assistenza, con ampie e creative deleghe. Si apra il dibattito su chi sia il personaggio più adatto al ruolo. Sarà opportuno fornirgli una buona Card per pagare pranzi, gioielli, giarrettiere e quanto riterrà necessario. Se il lettore non si intende di identikit, si informi, ma rimanga scevro da astio, risentimenti, mal di fegato, pensieri propri.
Potrebbe essere accusato di disfattismo! Proprio mentre è in corso la disfatta dell’antica e nobile Reate! Mentre ci balocchiamo con le adunate stile Mercante in fiera, infatti, la città arretra, arranca, fatica. Ma chi glielo dice a Lor Signori?
Come si permette questo Elzevir? E chi è? Si mormora sia un ex sindaco, ex comunista, ex tutto. Non voglio crederci. O non sarà un ex assessore burlone? Se poi è davvero, come dicono, un ex senatore, sfiora il… diabolico! Venga allo scoperto! Non lo sa che il partito della festa nazionale aveva radici INESTIRPABILI di onore, patria, famiglia? Ebrei a parte, ha fatto tanto bene all’Italia! Non ha letto il Messaggero, che riporta correttamente dei milioni di euro arrivati a Rieti? E che gli frega delle cards altrui? Che, le paga lui? E chi gli permette di sproloquiare i suoi deliri di estrema sinistra, per giunta in anonimato, sulla rivista ecclesiale? E che, siamo ai tempi della resistenza? Delinquente, bandito. Io mi tengo i miei, tanto bravi, tanto simpatici, e mi hanno pure fatto un favore, per lo meno. Viva il Peperoncino, viva l’Italia. Guglielmina. Lambertino Emiliofili