Quelli che il calcio… no!

Se non piacciono i Mondiali, cosa resta da seguire sul piccolo schermo?

Una volta ogni quattro anni, squadre da tutto il mondo, protagonisti blasonati e riveriti (oltre che pagatissimi), spettacolo assicurato dalle nuove tecnologie televisive e – naturalmente – quel sano orgoglio nazionale che porta a tifare Italia a cuore aperto: i Mondiali di calcio non possono non essere un evento mediatico a tutti gli effetti. E tutti quanti, in qualche modo, almeno per queste settimane dovremo farci i conti. Anche gli spettatori il cui interesse per il calcio è pari a zero e che, anzi, lo eviterebbero volentieri.

Già, ma quale è l’offerta alternativa dei palinsesti televisivi rispetto al mondo del pallone (peraltro onnipresente anche quando si tratta del “semplice” Campionato di Serie A?). Al netto di avvenimenti specifici come quelli sportivi periodici, di solito il mese di giugno nella stagione televisiva è piuttosto sotto tono. Un po’ perché si esce dal “periodo di garanzia” dell’Auditel, in cui vengono ufficialmente contati gli ascolti generati da ciascuna trasmissione per poterli poi tradurre in offerte commerciali agli inserzionisti pubblicitari. Un po’ perché le grandi star del video vanno in vacanza e si preparano alla nuova stagione televisiva, che – come più o meno come quella scolastica – va da fine settembre ai primi di giugno. Un po’ perché si ricorre spesso a film d’archivio, repliche o sperimentazioni di nuovi formati, che hanno uno zoccolo duro di pubblico ma che difficilmente riescono a raggiungere elevate percentuali di share.

Scorrendo i palinsesti dei canali generalisti, si trova un po’ di tutto: dalle telenovela (“Le tre rose di Eva”, “CentoVetrine”, “Beautiful”, “Pasion Prohbida”) a telefilm che in prima visione erano in seconda serata – in fascia “non famigliare” – e in replica si trovano tranquillamente in orari da fascia protetta (“The Good Wife”, “Sex and the City”, “Medici in prima linea”). Dai programmi di viaggio (che in questa stagione di inizio estate si infarciscono di consigli per le vacanze, peraltro spesso utili) alle immancabili sfilate notturne nelle location più belle d’Italia, che spesso non hanno alcun valore artistico e tantomeno culturale ma che soddisfano gli interessi delle case di moda e delle amministrazioni comunali che cedono gli spazi in cambio di soldi e visibilità mediatica.

Chi ne esce meglio, senza dare l’impressione del già visto, sono i canali digitali “verticali”, ovvero tematici, che dedicano tutta la loro programmazione a un argomento o a un genere molto specifico, dalla “real tv” al tennis, dalla musica ai telefilm polizieschi, dalla vendita di pentole o materassi alle aste d’arte che propongono inesauribili lotti di opere di valore imperdibile…

Non tutti i bassi profili televisivi vengono per nuocere: magari, senza l’ansia dell’audience e senza l’eccessiva pressione commerciale delle aziende che comprano gli spot, le televisioni possono permettersi di rinunciare a qualcuno di quegli insopportabili eccessi cui spesso, più o meno dichiaratamente, fanno ricorso per conquistare l’attenzione degli spettatori. E magari questi ultimi, dal canto loro, si sentono un po’ meno pressati dalle proposte-shock dei programmi strappalacrime, dalla tv del dolore, dallo spettacolo a tutti i costi.

Dopodiché, la bella stagione, la possibilità/necessità delle ferie e le giornate di luce prolungata, invitano a uscire di casa, non certo a starsene forzatamente davanti al televisore. E se poi ci scappa una chiacchierata in più in famiglia, una passeggiata con gli amici, uno spazio inatteso per la lettura di un buon libro, beh tanto di guadagnato. Con buona pace del mondo del pallone, si intende.