Quando il monaco fa l’arbitro: incontro con Pietro Zych

Inserito nella comunita monastica della Trasfigurazione del monte Terminillo, Pietro Zych viene dalla Polonia e desidera diventare sacerdote, ma non abbandona la sua grande passione per il calcio

Da quasi tre anni inserito nella Fraternità monastica della Trasfigurazione del monte Terminillo, Pietro Zych è un giovane monaco benedettino di 26 anni. Polacco d’origine, Pietro proviene da un regione ricca di acque, «ci sono circa cento laghi», e da una famiglia che gestisce un asilo nido: «ogni tanto vengono a trovarmi a Terminillo, insieme a mia sorella minore che studia pedeagogia».

Vocazione al Terminillo

Alla domanda sulla scoperta della sua vocazione, Pietro non sa ricordare esattamente il momento esatto in cui ha scoperto la sua strada «è difficile raccontare questo momento ed individuarlo esattamente, non so quanto il Signore mi ha chiamato. Sentivo solo che camminando su questa strada avrei potuto essere felice». Pietro racconta con entusiasmo il suo arrivo a Terminillo «appena arrivato conoscevo solo tre parole, piano piano ho imparato, ed osservando come vivevano padre Mariano e padre Luca ho capito che la vita monastica poteva davvero fare per me. Terminillo è un luogo meravigliso, nel quale per buona parte dell’anno siamo soli: questo ci consente di studiare e meditare».

Vita da monaco

La giornata dei monaci inizia presto con la celebrazione della messa e la lettura della Regola di San Benedetto e prosegue fino a sera attraverso studio, preghiera e meditazione.
Prima della colazione, un piccolo affettuoso rituale che aiuta ad affrontare meglio la giornata: «ci abbracciamo per venti secondi, sia quando siamo soli che quando abbiamo ospiti. Sembra poco tempo ma mentre ti abbracci il tempo percepito è più lungo, dilatato. È un modo liberatorio, bellissimo per neutralizzare e affrontare meglio i normali dissapori che talvolta capitano durante il giorno».

La comunità di Terminillo ha accolto con favore i tre monaci, ormai perfettamente integrati: «pur dedicando molto tempo alla meditazione abbiamo scelto di non fare vita completamente ritirata, preferiamo coltivare le relazioni e stare tra le gente».

Il desiderio di Pietro di diventare sacerdote non lo abbandona e rimane tra i suoi obiettivi principali: «prima però vorrei fare la professione monastica, al momento sono sicuro di questa scelta. Certo, a volte capitano dei piccoli momenti di esitazione ma rientra nella normalità delle cose, quando siamo nervosi o ci sono “giornate no”, non si possono prendere decisioni». Nel frattempo per i mesi estivi si preparano le tante iniziative che ruotano intorno al Tempio di San Francesco, con lo splendido mosaico azzurro recentemente restaurato e ripulito, il più grande d’Europa.

La passione per il pallone

Pietro Zych coltiva una passione quantomeno singolare per un monaco, è infatti arbitro di calcio. «Fin da piccolo in Polonia ho coltivato la mia grande passione per il calcio, poi su consiglio di mio padre ho iniziato con l’arbitraggio, mi è piaciuto così tanto che ho fatto il corso. Arrivato a Terminillo ho chiesto a padre Mariano cosa ne pensasse e lui non ha avuto nessun problema. Oggi arbitro regolarmente le partite di calcio».
Gli insulti e gli improperi che talvolta gli vengono indirizzati, Pietro li prende come un divertimento e ci scherza su: «calciatori, dirigenti delle squadre o tifosi molto spesso non sanno che sono un monaco, per cui non hanno problemi a prendermi di mira: ma io ci rido molto. Del resto, fa parte del gioco!».