Quando i preti erano colti

I criteri di preparazione del clero al ministero si sono trasformati nel corso dei secoli; è interessante vedere per sommi capi cosa è successo nella storia della Chiesa.

Nei tempi immediatamente successivi all’esperienza degli Apostoli, i presbìteri erano gli anziani della comunità che avevano ascoltato l’annuncio della risurrezione e lo predicavano nel giorno del sole (domenica) prima della frazione del pane (Messa). Con le prime conversioni, anche di intellettuali, filosofi, avvocati, come sant’Agostino o prima ancora lo stesso Paolo di Tarso, alla cultura civile o laica si aggiungeva la sapientia christiana.

A seguito del rescritto di Milano del 313 (impropriamente editto) ad opera dell’Imperatore Costantino per l’occidente e Licinio per l’oriente, nacquero le scuole episcopali e poi quelle monastiche, in cui si formavano i futuri sacerdoti o anche i prìncipi laici.

Con l’editto di Tessalonica di Teodosio I (380) il cristianesimo diventa religione ufficiale dell’impero e la cultura cristiana, che intanto ha cominciato ad assorbire la filosofia, diviene pervasiva e perno di tutta la cultura.

Sarà il monachesimo a dare un ulteriore e significativo impulso alla formazione del clero, anzitutto monastico, con le biblioteche e l’attività degli amanuensi.

In tutto il periodo di massimo splendore del monachesimo e di sviluppo del potere episcopale fino alla lotta per le investiture, al ruolo delle scuole monastiche ed episcopali si aggiungeva quello delle scuole palatine, in cui fiorì una cultura splendida. Personaggi come Alcuino di York erano maestri della scuola palatina di Carlo Magno, giuristi e liturgisti, alcuni dei quali, come Alcuino stesso, diventarono preti verso la fine della vita. Di lui i biografi dicono che “celebrabat omni die Missarum solemnia ”, ogni giorno celebrava Messe solenni.

Con la lotta per le investiture, i signori che istituivano una chiesa con il beneficio tendevano a collocarvi preti poco colti per poterli gestire con maggior disinvoltura.

Prima del Concilio di Trento (1545-1563) la formazione del clero fu affidata per lo più ai singoli preti che preparavano i loro successori.

Fu il Tridentino a stabilire l’istituzione di apposite scuole, i cosiddetti seminari, e le cose cominciarono a cambiare.

Dal 1600 al 1900 la formazione dei preti fu pressoché simile in tutto il mondo, anche se molto spesso, soprattutto dopo l’attenuarsi del cosiddetto “antimodernismo”, i preti sono stati periti e addirittura laureati nelle scienze e nelle discipline profane (letteratura, matematica, filosofia, diritto, lingue straniere); non sono mancati musicisti e artisti.

Qual è la situazione oggi? Sicuramente il livello medio è migliorato rispetto a quello del passato, vi sono molte vocazioni adulte di persone che hanno svolto altri studi (ingegneria, medicina, economia), ma spesso coloro che si sono “accontentati” negli studi non sempre riescono a rispondere alle esigenze di tempi sempre più complessi e impegnativi anche in considerazione del fatto che si è molto elevato, rispetto al passato, il livello medio della cultura dei fedeli.

La credibilità della Chiesa, soprattutto in questa congiuntura critica, si gioca su due fronti: la trasparenza soprattutto amministrativa (quando vedremo in tutte le chiese bilanci economici dettagliati esposti?) e la comprensione del mondo attuale con una rinnovata capacità di indagarne le leggi e le problematiche.

Altrimenti incarnare il Vangelo e fare le opere di carità, cioè “fare” il Vangelo, sarà pura utopia o al più buonismo da quattro soldi.