Provincia di Rieti: i partiti se la cantano e se la suonano

Il 12 ottobre l’élite politica locale potrà nominare i propri rappresentanti alla Provincia di Rieti. Un’istituzione che tutti i partiti a parole sono concordi nell’abolire, ma che di fatto fa gola ancora alle fauci ingorde della Casta. Le “nuove province”, che mantengono le stesse competenze delle vecchie, di nuovo hanno solo un piccolo particolare: i normali cittadini, ormai sudditi, non possono più votare.

Sono patetici i comunicati dei partiti diramati sulla stampa locale in occasione della scelta dei candidati presidenti, Giuseppe Rinaldi e Michele Nicolai: partiti che fanno campagna elettorale fra se stessi, in un gioco autoreferenziale di 4 liste, pronte a spartirsi le poltrone, completamente distaccato dalla drammatica realtà del territorio. Una realtà che, come ricorda un recente studio del Sole 24 Ore, ha reso la Provincia di Rieti prima in Italia per diminuzione percentuale del reddito pro-capite, passato dai 19.508 euro del 2007 ai 16.234 del 2013, con una flessione del 16.8%.

Nessuno di questi partiti sfiora minimamente l’argomento, occupandosi solo di alleanze, di giochi di potere, un triste teatrino dove al cittadino è ora negato persino il diritto di votare il “meno peggio”.

Per non parlare del fatto che i consiglieri provinciali potranno godere di lauti rimborsi, secondo quanto stabilito con l’ultimo emendamento all’articolo 23 del Dl Pubblica amministrazione convertito in legge il 7 agosto 2014. Nel frattempo, “gattopardescamente”, il numero di consiglieri comunali con la legge Del Rio è aumentatonelle ultime amministrative di 29.096 unità e gli assessori di 5.036 unità, alla faccia della riduzione dei costi e dei minori oneri.

Il Movimento in Parlamento ha già presentato un emendamento per l’abolizione delle Province, la quale porterebbe ad un risparmio di quasi 2 miliardi secondo uno studio dell’Istituto Leoni, ovviamente bocciato dagli altri partiti: per questo motivo i Cinque Stelle eletti nei consigli comunali non parteciperanno a questa farsa, sperando che la coerenza, forse un giorno, sarà un criterio di valutazione cardine nella scelta alle urne, laddove sarà ancora possibile, del destino del nostro martoriato Paese.