Primo Maggio a Cittareale

Primo Maggio a Cittareale. Don Valerio: «La ricostruzione rispetti i tempi delle persone»

Alla festa del Primo Maggio, vissuta dai sindacati insieme alla Chiesa a Cittareale, il direttore dell’Ufficio Problemi Sociali e Lavoro della diocesi di Rieti ha esortato al coraggio di saper affrontare le sfide del tempo presente

«Si dice che la “recessione tecnica” è passata, che i ragazzi vengono assunti. Ma quando si guarda alla nostra si resta perplessi. Lo spopolamento è evidente, la popolazione diminuisce e invecchia». È la nota a margine che don Valerio Shango ha inserito durante la presentazione dell’evento del Primo Maggio vissuto dalla Chiesa di Rieti insieme alle forze sindacali nel comune di Cittareale.

Una iniziativa nata proprio dalla sinergia di sindacati e Ufficio diocesano Problemi sociali e Lavoro, attraverso una progettazione che ha cercato di tenere a mente «i punti di forza» delle organizzazioni dei lavoratori e «gli specifici ambiti di intervento: la scuola, la sanità, l’industria», per poi convergere su quattro parole: “giovani, lavoro, ricostruzione e infrastrutture”.

«Non si può andare avanti dimenticando i ragazzi», ha detto il sacerdote, pur riconoscendo che l’economia locale si regge oramai in gran parte sulla pensione dei nonni. Il dito è puntato sulla precarietà di cui sono vittima tanti giovani, che «conduce alla trappola della depressione». Se nessuno investe sulle nuove generazioni, non resta loro che abbandonare la terra natale – ha aggiunto don Valerio – quando invece potrebbero vivere in un territorio benedetto», ricco di risorse da naturali, bellezze, tradizioni e cultura.

Il tema è ovviamente complesso: «quando mancano le infrastrutture nessuno vuole investire», ha rilevato il direttore dell’Ufficio diocesano Problemi sociali e Lavoro. L’appello è al coraggio degli imprenditori, «che non sempre possono attendere i contributi statali». Allo spopolamento si lega in parte il tema dei migranti, che talvolta possono riempire il vuoto dei paesi abbandonati, ma né italiani, né stranieri possono abitare i luoghi in cui manca tutto.

La necessità è quella di «tutelare la legalità e insieme di accelerare i tempi della ricostruzione», che debbono essere compatibili con la vita reale delle persone. «Sul tempo della ricostruzione si giocano il presente e il futuro di questi territorio, i tempi debbono rispettare la vita delle persone e delle famiglie», ha concluso don Valerio, chiamando tutti a trasformare in fatti la speranza.