Prevenzione / 1

Il successo delle moderne strategie terapeutiche dipende, in larga misura, dallo stadio in cui vengono diagnosticate le patologie: risulta quindi evidente l’importanza che riveste la prevenzione, a tutti i livelli.

Negli ultimi decenni, grazie ad intense attività di ricerca, collaborazioni tra ospedali e laboratori di tutto il mondo, i risultati ottenuti nel trattamento di molte patologie sono stati ampi e significativi. Tuttavia, esistono ancora malattie molto gravi, il cui insorgere e progredire sembrano inarrestabili. A prescindere però dall’eziologia, cioè l’insieme di cause che provocano una determinata patologia, esistono strumenti che possono contribuire a preservare lo stato di salute di una popolazione. Uno di questi, fondamentale poichè coinvolge individui sani, malati e medici, è la prevenzione, strutturata su tre livelli. La prevenzione primaria è focalizzata sull’adozione di interventi e comportamenti in grado di evitare o ridurre l’insorgenza e lo sviluppo di una malattia o di un evento sfavorevole: la maggior parte delle attività di promozione della salute mirano quindi a ridurre l’esposizione degli individui ai fattori di rischio. La prevezione primaria si basa su educazione sanitaria, interventi psicologici e psicoeducativi di modifica di comportamenti ed atteggiamenti. Esempi di questa strategia preventiva sono, per quel che riguarda malattie infettive, i vaccini, le disinfezioni, la sterilizzazione ed i controlli di qualità alimentare. Per le patologie croniche l’educazione a corretti stili di vita, il monitoraggio ambientale e dell’inquinamento. La prevenzione secondaria si mette in atto per la diagnosi precoce di una patologia, permettendo così di intervenire anche precedentemente alla comparsa dei primi sintomi, pur non riducendo o evitando l’insorgenza della patologia stessa. La precocità di intervento aumenta le opportunità terapeutiche, migliorandone la progressione e riducendo gli effetti negativi. Esempi di prevenzione secondaria sono gli esami di screening fatti sulle popolazioni a rischio, come Pap test, dosaggio del PSA o ecografie. La prevenzione terziaria, invece, cerca di scongiurare il sopraggiungere sia di complicanze, che possono anche condurre a disabilità, sia di recidive, cioè il ripresentarsi, dopo un periodo di tempo più o meno lungo, di un processo patologico precedentemente debellato. Questo tipo di prevenzione si mette in atto soprattutto in oncologia quando, dopo l’avvenuta asportazione di un tumore, esso si riforma nella stessa zona del corpo precedentemente trattata. Questo è dovuto alla presenza di micro-metastasi, rimaste in zona dopo l’operazione e non eliminate con l’eventuale chemioterapia o radioterapia audiuvante, successiva all’intervento.