Piazza Mazzini, caldo cuore del Giugno Antoniano Reatino di questi ultimi anni, la sera del 25 giugno ha abbracciato i più piccoli. Bambini e famiglie, occhi accesi e mani strette, hanno reso viva la conclusione della ideale tre giorni che la diocesi di Rieti ha voluto dedicare agli affetti e alle generazioni. Prima la Giornata dei fidanzati e delle famiglie, poi la Giornata dei giovani e, infine, quella dei bambini: un piccolo itinerario che racchiude un messaggio semplice e potente. La Chiesa è qui per ciascuno, e ciascuno trova nel suo sguardo un posto unico.
Ma è nel discorso del vescovo Vito che la serata ha trovato la sua direzione più chiara. Le parole erano quelle del Vangelo e si sono posate sulla piazza come un ammonimento: guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli. Non è solo un richiamo al rispetto dei bambini, è una riflessione sul mondo che prepariamo per loro. «Non si ama la vita solo amando chi abbiamo accanto – ha detto – ma amando tutte le generazioni che verranno e costruendo per loro una segnaletica chiara e luminosa».
«Ai ragazzi di oggi – ha proseguito Piccinonna – mancano punti di riferimento saldi. Noi adulti abbiamo conosciuto strade segnate da genitori, nonni, maestri e sacerdoti che avevano parole e sguardi capaci di orientare. Oggi, davanti a troppe strade e troppe parole, è la nostra presenza ad essere chiesta. Una presenza comune, condivisa, perché nessuno dei bambini cresca senza qualcuno accanto».
La bella immagine del vescovo che attraversa gentile la folla, bagnando con qualche goccia di acqua benedetta i piccoli e i loro genitori. Inteso il gesto delle mani strette come in una catena mentre la preghiera del Padre Nostro si levava corale. Tutto è sembrato ribadire il concetto: la benedizione dei bambini è anche e soprattutto una benedizione rivolta a chi li accompagna. A chi, con la pazienza e la tenacia di un allenatore, è chiamato a trasmettere la speranza di una strada buona.
Il Giugno Antoniano è una festa, e a fare da cornice al momento della benedizione ci sono stati tanti spettacoli. Ma il canto, i sorrisi, gli abbracci, suggeriscono che nella tre giorni dedicata ai legami c’è qualcosa in più di una finestra nel più ampio ciclo di eventi liturgici e ludici. La fotografia è quella di una comunità che riflette e si rigenera, che guarda avanti e prova ad accendere luci nel buio dei tempi. Perché i bambini di oggi, domani, possano dire di aver trovato sulla loro strada chi li ha guidati per mano e chi, guardandoli negli occhi, è stato capace di credere nel loro futuro.