«Posso benedirti anche io?» Con queste parole dolci, al termine della Liturgia della Parola che settimanalmente, nel mio ministero diaconale, celebro in una casa di riposo cittadina, mi si è avvicinata un’anziana ospite. «Certo che puoi». Mi ha dato un bacio sulla guancia.
È la prima volta che mi accade. Questa donna, molto avanti negli anni, a volte assente nei suoi pensieri, mi ha confermato la potenza della Parola di Dio.
La liturgia che ho celebrato è quella della XXVI Domenica del Tempo ordinario. Nella pagina evangelica di Marco (Mc 9,38-43,45,45,47-48), Gesù esorta i suoi discepoli a non ostacolare l’opera dello Spirito, a saper leggere il bene in ogni essere umano, anche quando le apparenze tendono a discriminare.
È il dono che il Signore ha profuso in tutta l’umanità quello di saper amare, di saper togliere ogni ostacolo che si frappone tra noi e Lui, di non essere motivo di scandalo davanti ai fratelli e a Dio.
Da ciò scaturisce quell’atteggiamento divino che è insito nell’animo ed è pronto a esprimere la Sua presenza: amare il prossimo. Come una madre benedice il figlio con il suo sguardo amorevole o un figlio un genitore anziano – anche e soprattutto nel bisogno – ognuno di noi è chiamato a benedire il suo prossimo, con le opere e con l’atteggiamento che Gesù ci ha insegnato.
Ed ecco che il tempo di grazia che dedichiamo all’ascolto della Parola semina i suoi frutti. Sicuramente quella donna anziana si sarà sentita, ascoltando il Vangelo, “abilitata” dal Signore a benedire il suo prossimo. Avrà visto aprirsi davanti a lei uno scenario meraviglioso, avrà sentito di essere anche lei protagonista di un desiderio divino, della realizzazione del suo Regno.
Mi vengono in mente le parole della Lettera agli Ebrei: «Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12).
Sappiamo quanto bisogno c’è di amore e di pace nell’umanità di oggi: basta poco a farci odiare o allonanare il nostro prossimo. Con l’atteggiamento aperto del discepolo, dobbiamo aprire gli occhi della nostra anima e saper leggere lo sguardo dell’altro. E rivolgere il nostro sguardo, guidato dal Signore, ad esprimere la benedizione divina: tra moglie e marito, tra colleghi, tra vicini. Con tutti coloro che il Signore ci pone accanto nel nostro percorso terreno.
Non dimenticherò quella benedizione, quel bacio sulla guancia che una donna, logorata e fiaccata dalle vicissitudini di una lunga vita vissuta, mi ha dato nel nome del Signore.