Percorsi d’integrazione

Domenica 30 marzo si è svolto un incontro del vicario generale don Jaroslaw Krzewicki e del direttore dell’Ufficio Migrantes Arnaldo Proietti con i pastori diocesani e non di diverse nazionalità, e con le suore di S. Filippa Marreri in Borgo S. Pietro.

All’iniziativa di carattere ecumenico ha partecipato anche padre Costantin dalla Chiesa ortodossa.

Scopo dell’appuntamento era un “conoscersi e raccontarsi” la vita da parte delle persone immigrate che vivono sul territorio della nostra diocesi. Uno sforzo che ha puntato a comprendere meglio le difficoltà di integrazione cui vanno inevitabilmente incontro gli stranieri che arrivano a Rieti.

«Non ci si riflette mai troppo – ci spiega il diacono Proietti – ma le difficoltà di chi viene da lontano si incontrano spesso su fattori banali. Alle difficoltà che abbiamo tutti si sommano problemi particolari, legati alla propria storia».

Ci fai un esempio?

Beh, l’alimentazione è il primo che mi viene in mente. Non è solo una questione di ricette. Ad esempio c’è una certa difficoltà nel reperire le materie prime attorno cui ruotano le proprie abitudini alimentari. Ma oltre al cibo, ovviamente, c’è dell’altro. Per capire certe difficoltà può essere utile immedesimarsi, immaginare di essere portati da un giorno all’altro in un Paese lontano, con altre logiche, altri usi, altre abitudini. Non è un’esperienza facile. In fondo si tratta di reimparare molte cosa da capo.

Cercando di non perdere il contatto con le proprie origini…

Infatti. Un altro bisogno dell’immigrato è quello di mantenere i contatti con la propria famiglia e la cultura, l’uso della propria lingua e delle tradizioni in modo da non dover perdere la propria identità. Il pacifico senso di sé aiuta ad evitare atteggiamenti di autodifesa, ostilità, vittimismo e violenza.

Questo richiede anche una comprensione delle storie individuali?

Naturalmente. Non si può considerare il fenomeno migratorio all’ingrosso. Piuttosto è necessario comprendere i bisogni individuali, guardare alla nazione d’origine come un tratto di più grandi storie personali.

In questo senso ha un grosso peso l’esperienza religiosa…

Assolutamente. Infatti tra gli impegni di Migrantes c’è quello di garantire agli immigrati di poter coltivare o riscoprire il valore del loro cammino di fede.

E dall’incontro con il vicario generale è arrivato qualche buon frutto?

Mi sembra di sì. Tutti i presenti hanno manifestato la volontà di incontrarsi periodicamente per valutare le iniziative e le proposte che si presenteranno nel tempo. Come ufficio sentiamo di poterci avvantaggiare dei sacerdoti e dei religiosi che vivono e operano nella nostra diocesi. Di sicuro potranno svolgere un utile ruolo di “mediatori culturali”.