Pellegrini sulla Via Francigena. Riprende vita il cammino sui 30 chilometri finali del tratto romano

Camminare nella Roma contemporanea riscoprendo la bellezza del pellegrinare. È l’esperienza di un gruppo di circa 100 pellegrini che – per iniziativa dell’Associazione “Priorità Cultura”, guidata da Francesco Rutelli, già sindaco di Roma –  si è messo in cammino sul tratto romano della Via Francigena, da Formello a Roma, immergendosi per due giorni (17 e 18 settembre) nei sentieri di fede, arte, natura e storia. Trenta chilometri risistemati in modo da renderli fruibili ai pellegrini, grazie anche alle sinergie messe in atto tra Enti regionali, locali, associazioni e mondo del volontariato. Una ricetta che, senza snaturare la radice religiosa del cammino, sta portando benefici economici alle zone attraversate dalla Via Francigena

Camminare nella Roma contemporanea riscoprendo la bellezza del pellegrinare. È l’esperienza di circa 100 pellegrini, provenienti dal mondo dell’economia, della politica, della scuola e università, della cultura che – per iniziativa dell’Associazione “Priorità Cultura”, guidata da Francesco Rutelli, già sindaco di Roma – si sono messi in cammino sul tratto romano della Via Francigena, da Formello a Roma, immergendosi per due giorni (17 e 18 settembre) nei sentieri di fede, arte, natura e storia, attraversando il Parco di Veio e la sua area archeologica, le Riserve naturali dell’Insugherata e di Monte Mario, luoghi storici di culto come la Cappella della Visione di Sant’Ignazio e la Chiesa S. Lazzaro dei Lebbrosi, anticamente l’ultimo luogo di sosta dei pellegrini che percorrevano la Via Francigena diretti a San Pietro. Circa 1800 chilometri, da Canterbury a Roma, dei quali la metà in territorio italiano e che, per primo Sigerico, arcivescovo di Canterbury, di ritorno da Roma dove era stato in visita a Papa Giovanni XV, percorse in 79 tappe nel 990 annotandone in un documento tutti i luoghi di sosta. Proprio a questo viaggio vengono fatte risalire le origini della Via Francigena (o Via Romea), divenuta la strada dei pellegrini che nel Medioevo volevano recarsi in visita alla tomba di Pietro a Roma e, magari, proseguire per la Terra Santa dal porto di Brindisi.

La spinta di Papa Francesco. Il tratto romano della Via Francigena percorso dal gruppo di pellegrini è lungo oltre 30 chilometri ed è stato risistemato nel tratto a nord della Capitale, da Campagnano alla Storta, tra i comuni di Roma e di Formello. Grazie all’impegno congiunto di diverse associazioni, in primis “Priorità cultura” guidata dallo stesso Rutelli, e di concerto con enti e istituzioni regionali è stato realizzato un ponte sul torrente Cremera che permette l’accesso in sicurezza nel parco di Vejo. Da qui i pellegrini a piedi possono raggiungere il Parco di Monte Mario passando per il Parco dell’Insugherata, un percorso che corrisponde all’attuale Cassia e Trionfale.

“Un progetto sostenuto anche da Papa Francesco” ricorda Rutelli che fu ricevuto in udienza alla fine del 2013. “In quella occasione il Pontefice mi spinse ad andare avanti potendo contare, oltre che sul Comune e la Regione, anche sul Pontificio Consiglio per la Cultura, guidato dal cardinale Gianfranco Ravasi. La Francigena romana è dedicata ai fedeli, ma vuole essere meta anche del sempre più crescente turismo ‘green’ e degli appassionati di camminate”. Lo sguardo ora è rivolto al futuro prossimo: “il pellegrino non ha paura di percorrere strade anche disagevoli ma

vogliamo rendere questo tratto romano della Francigena ancora più decoroso, protetto e soprattutto fruibile anche da persone con difficoltà.

Per questo – dice Rutelli – lavoreremo per la messa in sicurezza, cartellonistica e sedute, tutto senza barriere architettoniche”. Il pensiero dell’ex sindaco di Roma corre ai pellegrini del Medioevo che, “dopo aver percorso 1.000 chilometri dal San Bernardo, e molti di più se provenivano da oltralpe, arrivavano a Monte Mario, Quest’ultimo diventava per loro il ‘momento del sollievo’, come del resto suggeriva il nome latino, ‘Mons gaudi’, monte della gioia. Dalla sommità guardavano la cupola, intravedevano la bellezza di Roma”. Una vista restituita ai pellegrini che da questa sommità hanno potuto ammirare e fotografare i principali monumenti della Capitale.

Numeri in crescita. Giancarlo Guerrini, dell’Associazione ecclesiale italiana della Via Francigena e delle antiche vie di pellegrinaggio “Ad Limina Petri”, stima in

circa settemila i pellegrini che hanno, in questa parte del 2016, camminato sul tratto italiano della Via Francigena.

Più che gli scorsi anni. Dunque numeri in crescita: “la maggior parte a piedi, poi in bici e qualcuno anche a cavallo. Non possiamo dire che siano tutti pellegrini, tra loro ci sono anche semplici camminatori, sportivi, ma i pellegrini sono una buona parte”. Il successo di questa forma di pellegrinaggio è da ricercare nella sintesi tra fede, arte, natura e storia, che sono la ricchezza dei luoghi di questa Via che diventa un veicolo, come detto dal sindaco di Formello, Sergio Celestino, “per valorizzare anche il patrimonio del territorio. Fare sistema la parole d’ordine. In questi ultimi anni – ha rivelato – grazie anche al passaggio dei pellegrini nel centro di Formello hanno aperto 4 ristoranti” che vanno ad aggiungersi ad un museo e a un ostello.

Fare sistema tra Istituzioni, Chiesa e mondo delle associazioni e del volontariato “non significa, tuttavia, dimenticare le motivazioni spirituali di fondo alla base del pellegrinaggio” che sottolinea Rutelli “vanno tenute sempre presenti per non snaturarlo”.

Parabola della vita. Durante il cammino i pellegrini hanno vissuto tempi di riflessione, preghiera e narrazioni storiche, archeologiche, ambientali condotte da esperti delle Istituzioni, della Cultura e università, come Giuseppe Scarascia Mugnozza, docente presso la facoltà di Agraria dell’ università della Tuscia, di Maurizio Gubiotti, direttore dell’ente regionale “Roma Natura” e di Laura Derme, funzionaria della Soprintendenza archeologica dell’Etruria. Il pellegrinaggio si è chiuso con il passaggio dei pellegrini della Porta Santa della misericordia, nella basilica di san Pietro, e con una messa celebrata dal cardinale, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Gianfranco Ravasi, presso l’antica chiesa di S. Maria in Camposanto, in Vaticano.

“Il pellegrinaggio – ha detto il cardinale a margine della celebrazione – è una parabola dell’esistenza che si muove come un cammino fatto di tappe più o meno luminose. Il significato principale per l’uomo moderno del pellegrinaggio è la ricerca, l’incamminarsi verso un senso. La sapienza greca lo ricorda bene:

‘una vita senza ricerca non merita di essere vissuta’. Una vita senza pellegrinaggio non ha senso”.