Papalia: «certo di far emergere la mia estraneità»

«Notizia falsa, lesiva della mia onorabilità». Gaetano Papalia reagisce alle accuse che lo vedrebbero coinvolto con altri due imprenditori di Siracusa e Montecatini in una maxi-truffa allo Stato.

Secondo le fiamme gialle, per anni diversi ippodromi sul territorio nazionale avrebbero percepito contributi pubblici in maniera indebita. Sarebbe stato infatti aggirato l’obbligo per gli enti erogatori di verificare che i beneficiari siano in regola con il pagamento delle imposte e dei contributi. Un risultato ottenuto facendo partecipare alla procedura di assegnazione dei fondi società “schermo”, dietro le quali operavano soggetti in debito con l’erario. Aggirando questo limite, le società riconducibili alle persone denunciate avrebbero gestito gli ippodromi più importanti del Paese per quasi un quinquennio, nonostante la situazione di grave dissesto finanziario. Ma le somme indebitamente percepite solo in minima parte sarebbero state utilizzate per la gestione degli ippodromi e lo sviluppo dell’attività ippica, perché avrebbero coperto spese per fini personali, come l’acquisto di ville e di auto di lusso.

Un’accusa che Papalia respinge con decisione: «Nemmeno l’indagine della procura di Firenze – ha spiegato l’ex presidente della Sebastiani basket a «Il Messaggero» – ha mai ipotizzato che le somme erogate dall’Unire agli ippodromi di Agnano, Tor di Valle e Cascine, siano state oggetto di una indebita, privata appropriazione da parte degli amministratori o dei proprietari, tra i quali il sottoscritto, e dunque dilapidati in ville ed auto di lusso, beni che non possiedo».

«Un conto è essere accusato, in modo pretestuoso ed erroneo, che io abbia proseguito la gestione delle aziende-ippodromo continuando a percepire, negli ultimi cinque anni, i fondi dell’Unire per quel servizio, altro essere accusato di avere organizzato una truffa per spendere il denaro in ville, macchine e bagordi» rilancia Papalia, sostenendo di essere sicuro di poter dimostrare la propria estraneità. E dalle colonne del quotidiano romano si apprende che l’imprenditore ha incaricato il proprio difensore di presentare un esposto perché venga individuato chi ha divulgato notizie non contenute nel decreto di sequestro.

Foto Massimo Renzi.