Papa Greccio

Papa a Greccio, la settimana più lunga: un lavoro di tanti per la gioia di tutti

Pochissimi giorni per preparare, concordare, organizzare: l'inaspettata visita ufficiale di papa Francesco a Greccio è stata un susseguirsi di lavoro frenetico per coloro che hanno fatto sì che l'evento riuscisse, e rimanesse impresso nei cuori di tutti

Pochissimi giorni per preparare, concordare, organizzare. Una manciata di ore per far funzionare la macchina degli accrediti, dei posti, della sicurezza, della viabilità, del protocollo, della liturgia, dell’accoglienza: tutto quello, e molto altro, che ruota intorno alla visita ufficiale di un Pontefice.

Meraviglia e gioia assaporate solo parzialmente, appena appresa la notizia. Per poi pensare subito a rivoluzionare le proprie agende, trovare soluzioni e prendere accordi, velocemente.

Il sindaco di Greccio e i frati, insieme al vescovo Domenico e ai suoi collaboratori, si riuniscono subito, e fino a tarda notte le finestrelle del santuario a picco sulla Valle Santa rimangono illuminate. Lo spazio è poco, e si cerca di accontentare tutti, di concerto con la Santa Sede. Monsignor Pompili pensa subito ai bambini della scuola elementare di Greccio: saranno loro, “i germogli” della nostra vita e i primi divulgatori del messaggio di pace trasmesso dal presepe a stare sul sagrato, accompagnati dalle loro maestre. Il primo cittadino Emiliano Fabi prende appunti, occorrerà contattare la dirigente, magari proporre dei canti o una piccola e calda accoglienza per l’arrivo del Santo Padre.

Un caffè e si ricomincia, piantina del santuario alla mano, abbozzando una disposizione da condividere con le forze dell’ordine e la Gendarmeria Vaticana, perchè siano garantite tutte le misure di sicurezza ma anche la maggior visibilità possibile. Padre Luciano e padre Francesco servono i pasticcini per una piccola pausa rigenerativa, e dietro i grandi sorrisi non nascondono la tensione ma anche la grande gioia di accogliere ancora una volta, ma stavolta in visita ufficiale, Sua Santità.

Il parroco padre Pasquale non si scompone, e padre Stefano, il più giovane dei frati, sembra ancora “scombussolato” dalla notizia. Si dorme poco, si lavora molto. L’amministrazione comunale di Greccio si mobilita per far sì che la giornata riesca al meglio, e che la visita di Bergoglio diventi una vetrina mondiale per la promozione del territorio, oltre che un ricordo indelebile per tutti, da raccontare ai figli, forse ai nipoti.

«Quante transenne servono?». Ne servono troppe, per un piccolo comune come Greccio, «non le abbiamo, così tante». Si chiede la collaborazione dei sindaci del territorio, e non c’è tempo per formalità e convenevoli: «Ci date una mano? Dobbiamo organizzare tutto in poche ore, quante transenne avete?». Il tam tam riesce, ci si dà una mano a tempo di record, tanto che domenica primo dicembre, proprio a ridosso dello spiazzo dove è atterrato il Papa, una signora osservava perplessa i piccoli sbarramenti arancioni, con su scritto “Comune di Borgo Velino”: «Ma qui non stiamo a Greccio?». Sì signora, siamo a Greccio. Ma Greccio è la culla del francescanesimo, oggi più che mai, e a Greccio siamo un’unica famiglia unita per tendersi la mano e godersi il più possibile un evento che verrà ricordato negli anni a venire.

I giorni del venerdì e del sabato sono quelli delle continue riunioni, dei rapporti con la Questura e con la Prefettura, dei sopralluoghi, delle notti agitate, dei fogli scritti e poi modificati, di quelli riscritti di nuovo, delle telefonate concitate. Il sabato sera si fatica a prendere sonno, sui display dei telefonini si moltiplicano i messaggi sulle cose da fare, sulle cose da ricordare, su quelle che assolutamente non si devono sbagliare. Padre Francesco, il guardiano del santuario, non ha mai perso la paciosità e il sorriso: «Ma dove sta il saio, quello più nuovo?», va domandandosi per i corridoi lignei, secoli di storia che cigolano a ciascun movimento dei suoi sandali. Spazio per inviare un ultimo messaggio di incoraggiamento ai collaboratori, e ci si vedrà il mattino seguente.

Una mattina come d’incanto serena e soleggiata, seppur rigidamente invernale, quella che avvolge Greccio: e dopo le intense e ripetute piogge delle settimane precedenti, il segnale di buon auspicio ci sta tutto. I frati celebrano le messe del mattino, del refettorio prende possesso una suora che ha posizionato al centro del tavolo una splendida composizione di tulipani bianchi e gialli, come omaggio ai colori dello Stato di Città del Vaticano. C’è ancora da compilare la lista di coloro che riceveranno la Lettera sul Presepe, coadiuvare le troupe televisive, accogliere i frati giunti da altre città, agevolare le bonifiche di sicurezza con i cani. Gli operai del Comune di Greccio e il sindaco si intravedono attorno agli schermi giganti: mani che indicano, braccia che sollevano, cuori che battono certamente in maniera più accelerata del solito.

Per pranzo qualche piccolo panino insieme senza avere il tempo di sedersi, poi si torna al lavoro, manca poco, stanno già arrivando i bambini che si sistemeranno sul piazzale con i loro palloncini colorati in mano. Ci si sposta in chiesa, si mettono i nomi delle autorità sulle sedie, il questore Mannoni dà le ultime indicazioni ai suoi uomini, il prefetto Reggiani è impeccabile nel suo cappotto rosso.

Si aggiustano i cordoni dei sai, si sistemano le fasce tricolori sui cappotti dei sindaci, un’ultima prova ai microfoni. Sua Eccellenza Pompili ha smesso il cappotto nero per la veste talare, il sindaco Fabi si stringe il nodo della cravatta. Il rumore delle pale dell’elicottero bianco squarcia il silenzio della tensione. Il resto, è solo gioia.