Padre onnipotente Creatore del cielo e della terra

Perché Dio ci ha creato? La risposta più giusta è: Dio ci ha creato perché ci amava. Nessuno saprebbe convincerci del fatto che noi siamo stati creati per amore, meglio di come lo fa S. Caterina da Siena, Patrona d’Italia e Dottore della Chiesa, con questa sua infuocata preghiera alla Trinità:

“Come creasti, dunque, o Padre eterno, questa tua creatura? Io sono grandemente stupefatta di ciò; vedo infatti, come tu mi mostri, che per nessuna altra ragione la facesti, se non perché con il lume tuo ti vedesti costringere dal fuoco della tua carità a darci l’essere, nonostante le iniquità che dovevamo commettere contro di te, o Padre eterno. Il fuoco dunque ti costrinse. O amore ineffabile, benché nel lume tuo tu vedessi tutte le iniquità, che la tua creatura doveva commettere contro la tua divina bontà, tu facesti vista quasi di non vedere, ma fermasti l’occhio nella bellezza della tua creatura, della quale tu, come pazzo ed ebbro d’amore, t’innamorasti e per amore la traesti a te, dandole l’essere ad immagine e similitudine tua. Tu, verità eterna, hai dichiarato a me la verità tua, cioè che l’amore ti costrinse a crearla”.

Non devo dunque guardare fuori per avere la prova che Dio mi ama: io stesso sono la prova; il mio essere è, in se stesso, dono. Guardandoci nella fede, noi possiamo dire: Esisto, dunque sono amato! Per il cristiano è vero che “essere, è essere amato” (G. Marcel).

Non tutti, si sa, interpretano così la creazione. “Dicono fra loro sragionando: Siamo nati per caso …” affermava già in antico la S. Scrittura (Sap 2,1-2). Nell’antichità c’era chi considerava il mondo come opera di un rivale di Dio, o di un dio inferiore, il Demiurgo, oppure come il frutto di una necessità, o di un incidente occorso nel mondo divino. Dio avrebbe creato il mondo per un’eccedenza di energia (non d’amore!), che non poteva essere contenuta in se stessa. Oggi c’è chi ritiene l’esistenza dell’uomo e delle cose un effetto di ignote leggi cosmiche. C’è persino che la vede come una condanna, quasi un essere stati “gettati nell’esistenza”. La scoperta dell’esistenza, che in Caterina da Siena generava stupore e grande gioia, in quest’ultima prospettiva – che è quella dell’esistenzialismo ateo – genera solamente “nausea”. I santi non dicono cose nuove, ma hanno il dono di dire in modo inimitabile cose antiche e vere, come dice Gesù: “Ogni scriba, divenuto discepolo del Regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52).

(da: La vita in Cristo – Il messaggio spirituale della Lettera ai Romani)

Per gentile concessione della casa editrice Ancora.