Olanda vira al centro e stoppa, per ora, i populisti. Camera frammentata, strada in salita per il governo

I liberali Vvd del premier uscente Rutte si confermano primo partito, buon risultato del Pvv dello xenofobo di ultradestra Wilders, che però non sfonda nell’elettorato con le sue proposte anti-Ue. Bene i cristiano democratici, i liberali di sinistra e i verdi. Altissima affluenza alle urne. I seggi parlamentari a una miriade di partiti e trovare la quadra per l’esecutivo non sarà facile. Il commento di Daniëlle Woestenberg, consulente senior per i rapporti Chiesa-Stato presso la Conferenza episcopale olandese

Mark Rutte ce l’ha fatta per la terza volta. Quella parte di Europa che temeva di vedere il populista Geert Wilders trionfare tira un sospiro di sollievo e saluta con soddisfazione la vittoria del Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd) che occuperà 33 seggi nel nuovo parlamento olandese. È però un successo relativo, se si considera che rispetto al 2012 i liberali di Rutte hanno perso 8 seggi, mentre il principale antagonista, il Partito per la libertà (Pvv), passa da 15 a 20 seggi nella nuova camera bassa. E infatti oggi Wilders non cessa di diramare tweet di soddisfazione per essere diventato il secondo partito olandese, sostenuto da oltre un milione di elettori.

Vincitori e vinti. Il grande sconfitto è il Partito del lavoro (Pvda), formazione di centrosinistra che era al governo con Rutte e che avrà solo 9 seggi contro i 38 della precedente legislatura, un minimo storico nella vita di questo partito. Sui banchi della camera bassa ci saranno poi 19 parlamentari dell’Appello cristiano-democratico (Cda), 6 in più rispetto al 2012, così come i Democratici66, liberali di sinistra (D66, con 7 nuovi seggi).

Sono inoltre i GroenLinks di Jesse Klaver a dichiararsi vincitori oggi, perché hanno fatto un balzo in avanti di 10 seggi passando da 4 a 14.

Pressoché stabili i socialisti dell’Sp (14 seggi), l’Unione cristiana (ChristenUnie, 5 seggi), i conservatori del Partito politico riformato (Sgp) con 3 seggi. Aumentano i consensi anche per il Partito per gli animali (Partij voor de Dieren) che guadagna 3 seggi passando a 5, e 2 vanno al partito dei pensionati 50plus. La novità della prossima legislatura è rappresentata dall’ingresso del partito Denk, fondato nel 2015 da due parlamentari turchi, cacciati dai social-democratici, a difesa di un’Olanda più accogliente e tollerante verso i non-olandesi, e del Forum voor Democratie (rispettivamente con 3 e 2 seggi). Nessun seggio agli altri 15 partiti che erano in gara. Nella classifica dei giovani (25-35 anni) le preferenze sono andate al Vvd di Rutte, ai D66, ai GroenLinks, mentre il Pvv è al quarto posto, seguito da Christen Unie, Cda e Sp.

Il segnale dell’alta affluenza. L’affluenza ha raggiunto l’82% degli aventi diritto, dato non previsto, al punto che in alcune città, ad esempio all’Aja e a Nijmegen, alcuni seggi sono dovuti restare aperti ben oltre le 21 e, come riferito dal deVolkskrant, in alcuni casi sono persino andate esaurite le schede di voto e gli elettori si sono dovuti spostare altrove. “L’affluenza è stata inaspettatamente alta: anche i vescovi”, nella lettera diffusa dieci giorni prima delle elezioni, “avevano invitato ad andare a votare, e siamo contenti di vedere che la gente ha veramente partecipato a queste elezioni”, dice al Sir Daniëlle Woestenberg, consulente senior per i rapporti Chiesa-Stato presso la Conferenza episcopale olandese.

Se l’Europa ci sperava, ma non se lo aspettava, per l’Olanda il risultato è una sorpresa a metà.

“Wilders ha attirato molto l’attenzione, e il suo è il secondo partito, non lo si può ignorare”, ma il dato è che “la maggioranza delle persone ha votato i partiti di centro”, commenta Woestenberg. Che spiega: dopo l’omicidio nel 2002 di Pim Fortuy, “una grossa fetta della società olandese ha girato a destra o a sinistra, ma adesso si sono orientati al centro”. Infatti anche i cristiano democratici, i D66, così come i verdi di centrosinistra, hanno avuto buoni risultati. “Ciò dimostra che non siamo così radicali come alcuni giornalisti ci hanno descritti. L’Olanda continua a essere un Paese ragionevole, senza estremismi. Non siamo gli Usa e non abbiamo un sistema bipartitico. In Olanda si può essere primo ministro con solo il 20% dei voti”.

Difficile formare una coalizione. Oggi sui giornali olandesi si inizia anche a parlare della coalizione che Rutte dovrà formare con Cda e D66, “ma nemmeno in tre avranno la maggioranza, quindi dovranno cercare un quarto o un quinto partito e quindi la formazione della coalizione sarà un processo lungo e sarà difficile trovare il terreno di compromesso”. Certo è che nessuno dei partiti si è dato disponibile a governare con Wilders, “cosa che anche gli elettori sapevano fin dall’inizio della campagna”, precisa Woestenberg.

Il suo milione di elettori forse dicono paura, contestazione contro il sistema, ma anche sostegno alle buone proposte di welfare di Wilders.

Un altro dato interessante che sottolinea Daniëlle Woestenberg è il fatto che “Denk, un partito islamico, nelle grandi città ha raccolto tra l’8 e il 9% dei consensi. Mi domando quali evoluzioni ci saranno. Questa è la controparte di Wilders. Denk parla per la comunità immigrata che non si sente presa sul serio e veramente accolta”. Il fatto che i cristiano democratici siano emersi bene dalle elezioni è un buon risultato secondo Woestenberg, insieme alla vittoria di Rutte, da un punto di vista strettamente cattolico. L’interrogativo è su D66, noto sostenitore di tutta la campagna pro-eutanasia: “Bisognerà dunque vedere come la coalizione si formerà attorno a questi temi”.

Le reazioni dall’Europa

Oltre i confini dei Paesi Bassi si esulta. “Le mie più sentite congratulazioni a Mark Rutte per la sua netta vittoria contro l’estremismo”, twittava stamane il presidente francese Françoise Hollande; gli hanno fatto eco poco dopo la cancelliera Angela Merkel e il primo ministro italiano Paolo Gentiloni. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker, ha telefonato al premier Rutte per congratularsi. “Vincitore delle elezioni nei Paesi Bassi, è soprattutto l’Europa”, scrive stamane Friedrich Roeingh, caporedattore dell’Allgemeine Zeitung, “nonostante tutta la frammentazione che il sistema multipartitico olandese porta con sé: i cittadini sono corsi in massa alle urne, per tenere a bada populisti e radicali. Dopo il Brexit, dopo la vittoria di Donald Trump e soprattutto prima delle elezioni presidenziali francesi è un segno meraviglioso”.