Da più parti, la bocciatura della mozione presentata per bloccare una Sentenza della Corte suprema che riconosceva l’esenzione per motivi religiosi all’obbligo di copertura dei farmaci contraccettivi, è stata salutata come una vittoria della libertà religiosa. La soddisfazione dei cardinali di Boston e Baltimora. Di fatto riconosciuto il diritto all’obiezione anche alle aziende profit.
Il Senato americano ha bocciato il 16 luglio la proposta di legge per la “Protezione della salute della donna dalle ingerenze delle aziende”. Questo disegno di legge era arrivato in Senato qualche giorno fa in risposta alla sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti che aveva assecondato chi voleva essere esentato per motivi religiosi dall’obbligo della nuova riforma sanitaria del presidente Barack Obama che prescrive di offrire coperture sanitarie comprensive di farmaci contraccettivi.
Le voci dei vescovi.
Il voto in Senato segna quindi una vittoria per i vescovi americani, che negli ultimi giorni si erano schierati contro questa proposta di legge. Tra i loro interventi sono spiccati quelli molto determinati del cardinale Seán O’Malley di Boston e dell’arcivescovo William Lori di Baltimora, rispettivamente presidenti del Comitato pro-life della Conferenza episcopale americana e del Comitato per la libertà religiosa. I due hanno scritto a chiare lettere che un disegno di legge di questo tipo non serve a una nazione “impegnata nel rispettare la libertà religiosa”.
Fatto allarmante.
La mozione è stata sostenuta da 56 senatori, ma non ha raggiunto le 60 preferenze necessarie per procedere nel suo iter. “Il risultato del voto ci consente di tirare un sospiro di sollievo”, spiega Jayd Henricks, direttore delle Government Relations per conto della Conferenza episcopale americana. “Eppure è francamente allarmante pensare che più della metà dei senatori degli Stati Uniti, che hanno giurato di rispettarne le leggi e la Costituzione, voterebbe per un disegno di legge il cui fine è ridurre la libertà religiosa dei concittadini”. “Qui, semmai – continua Henricks – abbiamo bisogno di più rispetto della libertà religiosa, non di meno attenzione”.
Hobby Lobby.
Un passaggio chiave nella storia della controversa riforma sanitaria di Obama si è consumato il 30 giugno scorso quando Hobby Lobby, una catena di negozi per il fai-da-te gestita da una famiglia di cristiani evangelici dell’Oklahoma, ha vinto davanti alla Corte suprema americana una battaglia legale durata quasi due anni. I coniugi Green hanno sempre messo in dubbio il “contraceptive mandate”, la regola prevista della nuova riforma sanitaria che obbliga tutti i datori di lavoro (solamente le associazioni dedicate al culto ne sono esenti) a fornire ai dipendenti piani assicurativi comprensivi di farmaci contraccettivi e abortivi. L’Alta Corte ha riconosciuto che effettivamente l’opposizione di Hobby Lobby ha un suo fondamento e viene garantita dal Religious Freedom Restoration Act, la legge federale firmata dall’ex presidente Bill Clinton nel 1993 che tutela la libertà religiosa di tutti, mettendola al riparo dalle ingerenze statali. In sostanza per la prima volta i giudici hanno affermato che aziende a scopo di lucro possono diventare obiettori di coscienza. Il che ha scatenato le ire liberal, poi tradottesi nella proposta di legge bocciata ieri.
Il background.
Fin dall’inizio, per la verità, la legge simbolo della presidenza Obama presentava risvolti etici controversi per la Chiesa cattolica americana. La legge prevede che i lavoratori dipendenti di qualsiasi ente abbiano un piano assicurativo che comprenda obbligatoriamente servizi tra cui il rimborso di contraccettivi, compresi quelli “di emergenza”, passibili di effetti abortivi. Il che pone in una situazione molto difficile scuole e ospedali cattolici. Per ora la Conferenza episcopale e la Chiesa cattolica statunitense registrano questo risultato, ritenuto positivo, ma confermano la necessità di “tenere alta la guardia” sui temi con risvolto etico e sociale.