Mons. Lucarelli: «Farsi strumenti dello Spirito»

Omelia della veglia di Pentecoste.

Stasera siamo qui riuniti per pregare. Stasera siamo in comunione con tanta altra gente che nelle chiese del mondo intero vive questo momento di fede, di invocazione dello Spirito: la veglia di Pentecoste.

Una comunità cristiana che veglia, loda il Signore, lo invoca. E la presenza del Signore si farà sentire in maniera diversificata nel cuore di ciascuno. Chi lo sentirà in sé, in qualche modo aprirà il suo cuore alle esigenze di altri fratelli, di altra gente che invoca Lui, lo spirito di Dio, la forza di Dio.

Noi abbiamo meditato le varie letture. Il libro della Genesi presentava l’umanità che viveva una vita di pace e di armonia. Quando però prende coscienza che c’è qualcuno sopra di sé, e in qualche modo vuole sfidare questa realtà superiore, l’umanità si disperde per le strade del mondo, non si comprende più, sente di aver perso qualcosa.

Dio però va in contro. La seconda lettura ci dice come Dio offre l’alleanza a un popolo. Non era migliore degli altri, forse era più rozzo degli altri. Ma Dio non fa preferenze in base ai doni, alle capacità, alle qualità di ognuno. Dio ama gratuitamente. Ad ognuno Dio ha riservato un tipo di servizio, di vocazione nella Chiesa, e con la forza di Dio e dello Spirito ognuno si sentirà capace di realizzare le cose a cui Dio lo chiama.

L’alleanza di Dio. Questa alleanza che porta Dio a ricercare l’uomo e l’uomo a scoprire la forza di Dio in sé e intorno a sé, nella realtà della vita della comunità intera.

Abbiamo ripetuto nel salmo responsoriale «la Grazia del Signore su quanti lo temono». Certo, il Signore, va evocato, va sentito vicino, va scoperto, va visto nella persona degli altri e nella storia degli altri. Nella misura in cui noi siamo rispettosi di questo cammino, di questa opera di Dio in noi e negli altri, noi costruiremo qualcosa di positivo.

Nella Terza lettura, da Ezechiele, c’è una visione in cui il profeta vede ossa aride che riprendono consistenza. Sì, la potenza di Dio è capace anche di questo. Ridare la vita all’umanità, ridare la vita anche a chi si trova nell’ombra della morte, nell’ombra di una realtà di vita improduttiva. La forza di Dio rende nuovamente capaci di diventare protagonisti di una realtà di vita buona. Dio è buono.

San Paolo, nella Lettera ai Romani, ci richiamava che lo Spirito è in noi, e con noi lo Spirito di Dio diventa operante, la salvezza diventa visibile, diventa un dono che si diffonde, che si trasmette. Ognuno di noi può essere portatore di questo dono nella misura in cui il Signore lo accompagna. Il Signore che viene accolto e accettato lo guida sulle strade, porta dove c’è più bisogno della presenza di un servizio per la comunità cristiana.

Sì, la salvezza è operante, la salvezza cresce. Noi che viviamo nella comunità cristiana ci sentiamo persone che operano il bene, ma forse il Signore ci chiede qualcosa di più. La salvezza cresce attraverso i doni che il Signore ci ha messo a disposizione: i Santi Sacramenti, la sua Parola, la presenza dei fratelli che ci stanno accanto. Sono dei segni della presenza del Signore che ci interpella e ci interroga. Ci dice: «c’è spazio anche per te, datti da fare perché la salvezza che io ho operato, con lo Spirito di Dio continui ad effondersi, a mettersi a disposizione dell’umanità e diventi dono e sostegno per la vita di tanti». Ognuno di noi, cooperatore con Dio e il suo Spirito può rendere il mondo migliore.

Dicevo dei doni che Cristo ci ha lasciato. I doni dello Spirito, quelli che ricevono i ragazzi che fanno la Cresima: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timore di Dio. Non sono cose messe li a caso. Sono cose che la Chiesa scopre, che si realizzano nei suoi figli, nella sua realtà di Chiesa che cammina verso la realizzazione del progetto di Dio. Non sono cose che si insegnano ai bambini, ma cose che riguardano il nostro cammino di vita. E tanto più cogliamo questi doni, approfittiamo di questi doni, li viviamo con fede, li diffondiamo attorno a noi, tanto più il regno di Dio si attua e realizza.

Così è questa realtà dello Spirito che noi abbiamo scoperto anche attraverso le letture, attraverso quello che la Chiesa ci dice tramite le pagine delle Sacre Scritture. Così è lo Spirito che opera, che trasforma, che realizza il piano di Dio. Dobbiamo essere attivi in questo progetto che Dio vuole si realizzi. Dobbiamo dire: «Dio, fammi strumento della tua grazia, di quel bene che vuoi operare e che vedi, quel bene di cui abbiamo bisogno e che noi percepiamo, quel bene che talvolta non vediamo perché il male è superiore». Ma il bene che Dio vuole fare lo può fare anche attraverso gli errori. Nessuno si sottrae a questo bene. Chiediamo al Signore il dono che in tanti si coinvolgano in quest’opera di bene. Vedete, noi come Chiesa viviamo un tempo non facile nella realtà del mondo. Nella nostra piccola realtà ecclesiale abbiamo una mancanza di sacerdoti che possano dedicarsi con zelo, con impegno all’opera dell’evangelizzazione. Chiediamo al Signore: «fa che la nostra Chiesa sia ricca di operatori di bene, di operatori che annuncino Te risorto, Te portatore di doni per la sua Chiesa».

Noi invochiamo lo Spirito di Dio molto spesso e neanche ce ne accorgiamo. Quando diciamo «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» invochiamo Dio nelle tre persone del Padre creatore, del Figlio salvatore e dello Spirito Santo che continua a offrire i doni di salvezza alla sua Chiesa., Prendiamo coscienza di questa realtà da cui siamo investiti. Diciamo «Dio, mi rendo disponibile ai doni della tua Grazia. Fa di me una figura che sa seminare speranza e opere di bene». Il Signore che sa come ricostruire la vita da ossa inaridite, sa che anche noi, che pure siamo un po’ inariditi, possiamo essere strumenti di bene nelle Sue mani, strumenti di bene che si rimettono alla Sua voce e alla Sua forza. Il Signore farà il resto.

È l’auspicio che ci facciamo questa sera, in questa veglia, e che nella fede viviamo in comunione con tanti.