Mogol a Poggio Bustone: «Non sono perfetto, prego tutti i giorni»

Grande partecipazione di pubblico per l’evento “Mogol a Poggio Bustone”. L’intero ricavato della serata sarà devoluto alle popolazioni di Amatrice colpite dal sisma esattamente un mese fa.

Sul palco Gianni Neri, allievo di Mogol, ha interpretato alcune delle canzoni che il maestro ha scritto per i più importanti cantanti italiani (Cocciante, Celentano, Mango, ecc), con particolare attenzione al lungo sodalizio con Lucio Battisti. Tra un brano e l’altro Mogol ha parlato del suo rapporto con Lucio. «È mancato troppo presto, era un artista di livello mondiale» ha detto raccontando che Paul McCartney aveva tutti i loro dischi.

Poi ha parlato dell’esperienza del Cet (Centro europeo di Toscolano – La scuola di Mogol) il cui primo allievo è stato Zucchero e ha sfornato molti artisti nel corso degli anni. Infine una riflessione sul talento: «tutti possiamo arrivare a cose incredibili ma ci vogliono anni, bisogna insistere Il talento è un dono che abbiamo ricevuto da Dio»

Al termine dell’evento Giulio Mogol e Gianni Neri hanno ricevuto una targa dall’amministrazione di Poggio Bustone e l’autore si è fermato per firmare autografi e scattare qualche foto. Per continuare il racconto insieme a lui gli abbiamo chiesto di rispondere ad alcune domande sulla sua vita e il suo lavoro.

Molti la considerano un poeta e i suoi testi possono rappresentare l’unico accesso alla poesia per alcuni. Che ruolo ha la poesia nelle sue opere?

Lo devono dire i critici e i giornalisti, non io che sono l’autore. Ognuno si fa le sue opinioni. Certi considerano una poesia tale solo se c’è scritto ‘poesia’ sopra. Ma la tiratura di un libro di poesie è molto limitata invece le canzoni sono ascoltate da milioni di persone. È cambiata la forma di comunicazione, la poesia si fa con film, canzoni, teatro…

A proposito del teatro lei oltre a canzoni, produzione discografica e libri la sua ultima fatica riguarda l’opera. Come è nato il suo lavoro su “La storia di una capinera” di Verga?

Gianni Bella ha fatto la musica, io ho scritto le romanze e il giovane Giuseppe Fulcheri, che ha avuto l’idea, i recitativi. In un primo tempo ho detto di no perché Gianni Bella non aveva una formazione operistica, poi però mi ha fatto sentire quello che aveva fatto, ed era straordinario. Chiunque tra gli esperti ha ascoltato l’opera l’ha definita un capolavoro.

Questo è il presente. Una bella fetta del suo passato è legata a Lucio Battisti. Cosa aveva di speciale il vostro rapporto per portare ai capolavori che tutti conoscono?

Ho lavorato con molti grandi artisti, il metodo è sempre lo stesso, loro fanno la musica e io la interpreto attraverso i testi. Con Battisti ho avuto il maggior numero di successi. Anche con Mango ho fatto molti successi (Oro, Mediterraneo, ecc) con Battisti ho avuto più possibilità di collaborazione. Purtroppo è morto presto, era veramente un genio…

Tra l’altro sono originario di Poggio Bustone quindi è un mio compaesano.

So che avete un grande dispiacere non solo per la sua scomparsa, ma anche perché si era un po’ allontanato. Lui però ha sempre avuto nel cuore il suo paese natale.

Ci sarà un prossimo Battisti, ammesso che sia possibile?

No. Un prossimo Battisti no. Ci saranno altri bravi autori come Giuseppe Anastasi uscito dal Cet (Centro europeo di Toscolano – La scuola di Mogol) che ha già avuto successo (vincitore del Festival di Sanremo con Controvento interpretata da Arisa). Però saranno diversi ovviamente, di Battisti ce né uno.

Anche per gli autori del futuro sarà difficile orientarsi in un panorama musicale frammentato come quello di oggi?

Il problema non è tra compositori e autori. Il problema è la promozione, chi produce i dischi. Sono loro che scelgono la canzone da lanciare.

Quale è il suo rapporto con la fede e la spiritualità? In queste terre è ancora viva la presenza San Francesco a cominciare proprio dal santuario di Poggio Bustone.

Io prego tutti i giorni, credo in Dio e sono cattolico. Non sono perfetto, purtroppo qualche messa mi scappa…