Migrazioni: Commissione, avanti con procedure d’infrazione contro Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria. Nessuna solidarietà verso Italia e Grecia

(Bruxelles) “Nonostante i ripetuti inviti ad agire e l’avvio, lo scorso mese, di procedure di infrazione da parte della Commissione”, Polonia, Ungheria e Repubblica ceca “continuano a violare i loro obblighi giuridici e trascurano gli impegni assunti nei confronti della Grecia, dell’Italia e di altri Stati membri”

Si spiega con queste parole la decisione dell’Esecutivo di passare alla fase successiva nelle procedure di infrazione verso i tre Stati dell’Europa centro-orientale. La Commissione aveva avviato, a metà giugno, procedure di infrazione contro Varsavia, Praga e Budapest tramite l’invio di una lettera di costituzione in mora. “Le risposte fornite non sono risultate soddisfacenti – spiega oggi una nota di Bruxelles – in quanto non indicavano che tali Paesi avrebbero rapidamente iniziato le ricollocazioni nel loro territorio”. “Nessuno degli argomenti fatti valere — che si tratti della causa in corso contro il Consiglio, che non ha effetto sospensivo, della solidarietà mostrata con altri mezzi oppure delle difficoltà nell’effettuare i controlli di sicurezza — giustifica il mancato impegno a mettere a disposizione posti”. Per questo motivo la Commissione ha deciso di far avanzare la procedura di infrazione. Le decisioni del Consiglio, riassume e spiega la Commissione, “impongono agli Stati membri di impegnarsi a mettere a disposizione posti per la ricollocazione ogni tre mesi al fine di garantire una procedura di ricollocazione rapida e ordinata”.
Ma l’Ungheria “non ha ricollocato nessuno da quando è stato avviato il meccanismo di ricollocazione”, mentre la Polonia “non ha effettuato alcuna ricollocazione né preso alcun impegno dal dicembre 2015”. La Repubblica Ceca, dal canto suo, “non ha effettuato alcuna ricollocazione dall’agosto 2016 e non ha assunto nuovi impegni da oltre un anno”. Il parere motivato della Commissione costituisce ora la seconda fase della procedura di infrazione e consiste in una richiesta formale di conformarsi al diritto dell’Ue, con l’invito agli Stati membri interessati a comunicare alla Commissione, entro un determinato periodo, le misure prese a tal fine. “Poiché le decisioni del Consiglio sulla ricollocazione sono state adottate in risposta a una situazione di emergenza e alla luce dei ripetuti solleciti ai tre Stati membri, le autorità della Repubblica Ceca, dell’Ungheria e della Polonia devono rispondere al parere motivato entro un mese, anziché entro il consueto termine di due mesi”. Se non rispondono o se le osservazioni presentate nella risposta non sono soddisfacenti, la Commissione può decidere di passare alla fase successiva della procedura di infrazione e adire la Corte di giustizia dell’Unione europea.