Meglio in parrocchia

La migliore partecipazione alla celebrazione eucaristica domenicale si ha nella propria parrocchia.

Il Concilio ci ricorda che l’Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia. Ciò significa che la comunità cristiana si costituisce nella celebrazione eucaristica.

La parola “comunità” per avere un senso autentico e non essere ridotta ad un generico modo di dire, deve significare un’assemblea i cui membri, almeno alcuni tra loro, si conoscano; e, in quella eucaristica, si conoscano, e si amino. Questo è un traguardo difficile da realizzarsi completamente; resta tuttavia la meta di ogni Eucaristia. Il luogo più idoneo, dove ciò in una certa misura può avvenire, è la parrocchia del paese o del quartiere. La celebrazione nella chiesa del quartiere già di per sé è un segno di comunione, e prima della preghiera del Padre nostro ci viene ricordato che il banchetto eucaristico è segno di riconciliazione e vincolo di unione fraterna. Questi frutti dell’Eucaristia si possono vedere realizzati solo in celebrazioni in comunità formate da pochi membri. Un tempo, ormai lontano, quando le abitazioni ruotavano intorno al campanile, e “si era costretti a stare in un posto e a viverlo in tutto e per tutto”, la conoscenza reciproca, l’aiuto fraterno nelle necessità, erano prassi normale; tutti si conoscevano, si salutavano, la vita comunitaria si manifestava in tante occasioni, soprattutto nelle feste religiose. Tutto ciò aveva l’incoraggiamento più forte nella messa domenicale, alla quale assisteva la maggior parte degli abitanti del piccolo paese. Perché in città notiamo tante piccole chiese a una distanza di cento metri l’una dall’altra?

Certamente nelle celebrazioni nelle grandi chiese, con assemblee numerose, che si possa avere una celebrazione comunitaria nel suo significato autentico, è un po’ difficile; che l’annuncio sia gridato, astioso, pesante, non coinvolgente, addirittura deprimente, può anche succedere. Per rimediare a tutto ciò, siccome «oggi abbiamo tante possibilità di scelta, scegliamo quello che ci interessa di più». Corriamo alla celebrazione intima di una silenziosa chiesetta di convento, dove è più facile il raccoglimento… Quanto è dolce e bello! Se poi chi tiene l’omelia è un celebre predicatore di successo, ottengo l’ottimo.

Questo non è proprio ciò che il Concilio ha auspicato nella riforma della liturgia, soprattutto dell’Eucaristia. In un prefazio viene riportato quasi al completo il seguente passo del Concilio: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, soprattutto dei poveri e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo…» (G.S, 1) Chi presiede all’Eucaristia di quartiere, che normalmente è il parroco o altro presbitero, vive nel quartiere, conosce (o si presume che conosca) le pecorelle che gli sono state affidate. Nella celebrazione Eucaristica, alla quale partecipano le sue pecorelle, porta le loro gioie e pene…

La gioia delle celebrazioni dei battesimi di più bambini insieme, delle Prime comunioni e Cresime, degli anniversari di matrimonio, e anche le sofferenze dei cassaintegrati della Ritel, il futuro incerto dei lavoratori Solsonica… il tumore al cervello che ha colpito Cristiano, lettore assiduo nelle liturgie parrocchiali, i nuovi poveri che la Caritas parrocchiale assiste, sfuggono concretamente alla mente e al cuore del celebrante conventuale; e gli sfuggono anche le gioie, le ansie, i desideri dei presenti alla sua celebrazione, perché, per essere celebre, deve soddisfare le numerose richieste che gli giungono da ogni parte d’Italia e anche oltre. I sublimi commenti ai passi della Sacra Scrittura cattureranno la mente e accenderanno il cuore dei presenti, e poi? Per chi si sente attratto dalla spiritualità francescana, o per le apparizioni… è lodevole che soddisfi queste sue esigenze, ne trarrà notevole utilità per la sua vita spirituale, e non mancano i modi per soddisfarle, ma all’eucaristica domenicale si partecipa nella chiesa dove si vive, prendendo parte attiva alle esigenze dell’intero quartiere.

Azzardo un’affermazione: tutte le iniziative che non affondano le radici in parrocchia hanno la durata della neve di marzo.