Il tormentone di Jovanotti del 1988 così intitolato non possono ricordarlo, ma quell’ironico modo di dire lo avranno sicuramente usato più volte anche loro: “È qui la festa?”. Domanda rivolta agli under 35 – non solo reatini, visto che la partecipazione è aperta a tutti – per la quinta edizione del Meeting dei Giovani, come sempre proposto in diocesi durante il periodo natalizio.
Sbarazzino come si addice a un evento giovanile, dunque, ma con un richiamo forte, e ben connesso all’attenzione pastorale verso la domenica che la Chiesa di Rieti si è particolarmente data quest’anno, lo slogan del “Me We” (così era stato battezzato il meeting sin dal primo anno) che, per la terza volta, si svolgerà nell’altopiano leonessano.
I giovani e il tempo
L’appuntamento con la tre giorni organizzata dalla Pastorale giovanile è a Leonessa dal 3 al 5 gennaio. Un’occasione, si legge nella brochure dell’evento, «per ragionare sul rapporto che ciascuno di noi ha con il tempo nella vita di tutti i giorni. Un momento per camminare insieme verso il cuore del tempo: quello con Dio e con l’altro». È quello che, già nell’incontro pastorale di settembre, dedicato al dies Domini, era stato definito “il terzo tempo”: il tempo, cioè, «della condivisione, dello stare insieme e della festa, a partire dalla domenica».
La riflessione e condivisione dei giovani si concentra dunque sul tempo della festa, «un prezioso regalo che Dio ci fa affinché possiamo vivere pienamente ciò che non si compra, né si vende; ciò che non si produce, né si consuma: il tempo per prendersi cura di sé, della propria famiglia, degli amici, della comunità e dell’ambiente che ci circonda». In poche parole, «il tempo per gustare il bello della vita».
Tutte orientate a questa tematica “temporale” le tre giornate (in realtà due mezze giornate, quella iniziale e finale, e una intera) che scandiscono il meeting di inizio anno nuovo, ciascuna con un proprio slogan e un tema specifico.
Venerdì si parte con “Tieni il tempo”
“Tieni il tempo”, dedicata appunto al rapporto tra i giovani e il tempo, la giornata iniziale. Il ritrovo, al palazzetto dello sport di Leonessa, sarà venerdì 3 gennaio sin dal primo pomeriggio. Alle 17 i lavori si apriranno, dopo i saluti di rito e l’introduzione del vescovo Domenico Pompili, con il primo momento di dibattito: protagonisti l’insegnante e scrittore Eraldo Affinati – che nel reatino tornerà dunque per la terza volta in pochi mesi (l’ultima volta è venuto per un incontro organizzato dal dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale) – assieme alla pedagogista e consulente familiare Alessandra Bialetti.
Sabato sul valore dell’Eucaristia e gruppi in paese
“Il cuore del tempo”, corredato dall’eloquente sottotitolo “Dio non guarda l’orologio”, il tema del secondo giorno, che sarà l’intero sabato 4. Ci si sveglia presto al mattino con le lodi, per affrontare la tematica dal punto di vista teologico e biblico, in particolare riflettendo su domenica e sacramento dell’Eucaristia: ad animare la riflessione, il teologo don Luigi Maria Epicoco e la biblista Laura Paladino.
Dopo pranzo, come negli anni passati l’esperienza dei lavori di gruppo nelle famiglie del paese: i giovani raggiungeranno diverse case leonessane per dibattere a piccoli gruppi assieme alla gente del posto. Finendo in tempo per l’adorazione eucaristica che si terrà a fine pomeriggio, per poi svolgere dopo cena una serata di festa.
Domenica con i “testimoni della festa”
Ed eccoci, nel giorno domenicale, a vivere l’esperienza di quel “terzo tempo” che è appunto il dì festivo, incontrando dei particolari “testimoni della festa”: saranno un giovane della Comunità di Nomadelfia, l’esperienza lanciata da don Zeno Saltini che nella pianura toscana vede diverse famiglie svolgere vita comune, un altro della Cittadella di Loppiano, altra esperienza forte nel mondo cattolico per chi vive in modo “radicale” il carisma focolarino di Chiara Lubich. A seguire, un’altra testimonianza che si preannuncia toccante: quella con la mamma di Carlo Acutis, l’adolescente santo morto nel 2006 a soli quindici anni, di cui è in atto la causa di beatificazione (dal luglio2018 è venerabile). Atto finale, prima di pranzo, ovviamente la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo, mai come in questa occasione prospettata come un momento di grande festa.
(da “Lazio Sette”)