Mattia Caroli e i Fiori del Male al Meeting dei Giovani: «Lo spirito era quello giusto»

Mattia Caroli e i suoi “Fiori del Male” hanno suonato dal vivo al Meeting dei Giovani. E forse il concerto è stata l’occasione di una sorpresa reciproca tra la band e il pubblico dell’evento

«Un’esperienza che ci ha portato in un luogo che ricercavamo da molto e dato la possibilità di esplorare una realtà per certi aspetti distante dal mondo che quotidianamente ci circonda». Così Mattia Caroli guarda al Meeting dei Giovani svolto ad Amatrice dal 6 all’8 di gennaio. Con i suoi “Fiori del male” ha suonato dal vivo nel giorno più difficile della manifestazione, mentre un vento gelido premeva sulla tensostruttura. Ma la tempesta di neve non ha guastato l’emozione: «Dopo aver condiviso qualche ora insieme – spiega il frontman del gruppo reatino – ci siamo sentiti affini e in sintonia con tutti i partecipanti: un’esperienza di forma e formativa».

Ti ha stupito che sia stata la Chiesa a immaginare e proporre un evento del genere?
Impulsivamente direi di sì. Ma seguendo con attenzione il percorso di Papa Francesco direi che il Meeting è in sintonia con un grande cambiamento in atto. È in corso la rottura di un rapporto asimmetrico, una sorta di ritorno alle origini.

Cosa ti è piaciuto di più del Meeting?
Lo spirito: era quello giusto. Capita di trovarsi in situazioni tecnicamente perfette, ma emotivamente gelide. Ad Amatrice di freddo ce n’era tanto, ma era ben compensato dall’emozione del momento. E poi mi ha colpito l’elasticità mentale, l’unione tra le persone che hanno partecipato. Mentre a volte invece ci nascondiamo dietro riti formali che ci estraniano gli uni dagli altri.

Pensi che questa mancanza di apertura sia un tratto che caratterizza la nostra città in modo particolare?
Beh, ci sono sempre delle eccezioni. Mi sembra che Rieti non viaggi troppo lontano dal resto della nostra penisola: vive la crisi del capitalismo e quella dei valori più profondi, come accade dappertutto. Ovunque si fanno evidenti, disuguaglianza e mancanza d’amore sono segni di chiusura mentale. Quello che personalmente ritengo manchi alla città non sono le possibilità, ma gli sviluppi.

Però ci sono anche molti segni di apertura. Il successo raccolto dal tuo gruppo, ad esempio, arriva anche da fuori. Direi che siete orgogliosamente reatini senza riuscire provinciali…
Noi amiamo la nostra provincia: è un posto spirituale e creativo. Quindi la viviamo appieno quando non siamo in tour. Ci vuole molto lavoro e molta pazienza con le persone, ma le possibilità non mancano.

Del vostro repertorio colpisce il brano con cui avete chiuso il concerto: Saturday Morning. Dal video traspare l’immagine di un mondo in macerie: le persone indossano una maschera antigas che impedisce ogni contatto umano, anche i baci. Mi è sembrato in tema con il Meeting…
Esattamente. Nella vita, come nel video, si tratta di fare una scelta: noi preferiamo quella del protagonista nel finale, che si toglie la maschera e ricomincia a respirare. Ti do un’esclusiva: a metà gennaio il video di Saturday Morning uscirà in una nuova forma: nuove immagini per la versione aggiornata del brano. Questo perché il video compie due anni e così anche il nostro progetto.

Su cos’altro state lavorando in questo periodo?
Principalmente al tour di febbraio, alle stampe in vinile del nostro primo album e a un brano in italiano.

Ci vediamo al prossimo Meeting dei Giovani?
Volentieri, o magari anche prima, con l’arrivo della bella stagione!