Giù mani e tastiere da Papa Francesco

Difficile pensare che Papa Francesco volesse in qualche modo rispondere a tutti quegli editorialisti e commentatori italiani che in queste ore gli hanno attribuito il “merito” per l’introduzione in Italia della fecondazione eterologa e del matrimonio gay. Però il Papa ha parlato e quindi ci limitiamo a registrare le sue parole rivolte al Bice (Bureau International Catholique de l’Enfance) e senza alcun intento esegetico: “Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli”.

Poi ha voluto aggiungere altre parole: “A questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del pensiero unico”.

Noi ci guardiamo bene dal tirare il Papa per la veste bianca, ma potremmo essere tentati di applicare alla realtà italiana queste sue parole. Ovviamente non lo facciamo, perché ci siamo imposti di non “strumentalizzare” mai le parole di Papa Francesco nell’agone pubblico. Non le piegheremo mai alle ragioni della politica. Magari le utilizzeremo per riflettere insieme sulla loro squisita dimensione antropologica.

Nel frattempo vorremmo sommessamente consigliare un’analoga prudenza ai tanti (troppi) laici e laicisti che “usano” il Papa a tutto spiano. Non dovremmo dirlo, ma vale per noi come per loro: “Giù le mani dal Papa”. Il Papa parla così chiaro che non ha bisogno di esegeti, ma solo di ascoltatori onesti. Di cuore e di mente.