Manette al vescovo che marcia con i fuori casta

La Fondazione Migrantes, istituzione ecclesiale che si occupa dell’accoglienza e integrazione ha ripreso la sua attività nella nostra diocesi con un incontro a cui hanno partecipato esponenti importanti a livello regionale della fondazione stessa, della Caritas e di altre istituzioni ecclesiali e civili.

L’intervento più applaudito è risultato quello di Don Valerio il quale, dopo una sentita rievocazione di Nelson Mandela, con accenti infocati, ha rilevato come in Europa siano molto apprezzate le materie prime dell’Africa e molto disprezzate le persone di quel continente; ha descritto con legittimo risentimento, le discriminazioni, lo sfruttamento a cui vengono sottoposti gli immigrati di quello e di altri continenti.

In un precedente articolo in questa stessa rivista, si faceva rilevare che il problema dell’immigrazione avrà una soluzione definitiva solo quando nei paesi da dove ha origine si realizzasse un benessere economico da permettere una vita dignitosa ai rispettivi abitanti.

A questo scopo collaborano gli immigrati stessi con le rimesse, frutto dei loro risparmi, ai familiari rimasti nel luogo d’origine: Spesso figli, rimasti in patria, possono accedere all’università grazie proprio al lavoro dei loro genitori qui da noi.

Il paragone che voglio riportare non calza alla perfezione, però può insegnare qualcosa.

Nella seconda guerra mondiale, all’inizio, con un’ avanzata lampo, il Fürer occupò la Francia, e costituì un governo fantoccio. Molti francesi fuggirono in Inghilterra e da lì incoraggiavano i connazionali a non arrendersi, a resistere nella lotta contro l’invasore, per la libertà della loro patria.

Gli immigrati non potrebbero, in qualche misura, imitare l’esempio dei francesi?

Oltre i vantaggi che gli immigrati ottengono dal loro lavoro, spesso duro e non sempre ben remunerato, di cui sopra, potrebbe aggiungersi qualche altro contributo più efficace anche se a scadenza più lunga.

Mons. Felicolo ha riportato l’episodio dell’emigrato che scrivendo alla sua mamma musulmana diceva che al suo arrivo l’aiuto della comunità cristiana era stato determinante per il suo difficile impatto con la nuova realtà. Di questi episodi ce ne sono a centinaia.

Tutti gli immigrati potrebbero anche scrivere che qui, al contrario da ciò che avviene in molti dei loro Paesi di provenienza, i ministri di culto di qualsiasi religione non vengono uccisi, arrestati, messi in carcere e nemmeno limitati nel loro esercizio di culto, anzi gli si concedono luoghi dove liberamente possono svolgere i loro riti, incontrarsi quando vogliono. Costruire imponenti luoghi di culto.

Che qui gli immigrati, che sono in regola con la legge, non subiscono discriminazione, che non esistono le caste, che le dittature, prima causa di povertà nei loro paesi, qui da tempo sono scomparse.

Il titolo del presente articolo è motivato proprio da un episodio avvenuto in India dove “un vescovo è stato arrestato, insieme a preti e suore della diocesi, nel corso di una marcia pacifica indetta a sostegno del diritti dei dalit (ovvero i fuori casta)” (da Avvenire).

Che campo immenso si apre all’attività della Fondazione Migrantes! Auguri.