«Malfatti, l’onorevole bambino»: il libro di Pasquetti presentato a Montecitorio nella Sala della Lupa

Romano Prodi è intervenuto nella Sala della Lupa a Palazzo Monticitorio assieme ad altre illustri personalità quali Gianni Letta, Francesco Merloni, Franco Grassini, Gerardo Bianco, Paolo Salvatori, Giuseppe De Rita, Franco Proietti, alla presentazione romana del libro Malfatti, l’onorevole bambino, la memoria il rimpianto di Ottorino Pasquetti edito dalla Fondazione Varrone.

Dopo un ampio esame del volume ed una valutazione del medesimo effettuata in profondità, nel suo convincente intervento, Prodi ne ha tracciate le linee essenziali riassumendole in una esposizione piena di interesse e concludendo con un giudizio molto positivo. Preso lo spunto dalla storia narrata nel libro a lui nota in parte perché da docente universitario fu giovane collaboratore di Malfatti, ha finito per raffrontare la situazione della Comunità europea durante la presidenza Malfatti paragonandola all’attuale stato di grave crisi di cui soffre l’istituzione comunitaria soggetta ad un processo centrifugo che tende a sottrarre le nazioni da un potere centrale e la rende sofferente per i populismi disgregatrici che l’affliggono.

Tanto ha dimostrato di causare il referendum inglese della Brexit che libererà l’Inghilterra dagli obblighi sottoscritti con i Trattati di Roma. Postosi su questo terreno, Prodi ha portato a buon fine un raffronto stringente fra le vicende che animarono la presidenza della Commissione europea dello Statista sabino nel biennio 1970/72 con la perdita di autorevolezza di Bruxelles e l’assenza di politiche necessarie ad un rilancio dei ruoli. Per questo Prodi ha richiamato alla memoria come Malfatti si battè per l’allargamento della Comunità concludendo l’ingresso della Gran Bretagna e dei Paesi dell’area della sterlina in quella che non era ancora l’Unione, dovendo superare l’avversione degli eredi di De Gaulle e realizzando insieme una forte unità di tutte le nazioni-membra che da sei passarono a dieci.

Per limitare i danni della sospensione della convertibilità del dollaro annunciata improvvisamente il 15 agosto 1970 da Richard Nixon a Camp David, che mise in sofferenza l’agricoltura del continente europeo, Malfatti volò a Washington da Bruxelles ed ebbe un lungo e non facile incontro alla Casa Bianca con il presidente americano, riuscendo a limitare i danni per l’Europa che sarebbero derivati dall’abolizione degli accordi di Bretton Woods. Con riferimento all’attualità e alla possibilità avanzata da qualcuno e sciogliendo la curiosità di molti circa la resurrezione dell’Ulivo, Prodi ha affermato che “oggi l’Ulivo nascerebbe malato di  Xylella, la lebbra pugliese”.

I lavori della Sala della Lupa sono stati aperti e presieduti da Simone Petrangeli, sindaco di Rieti. Il Municipio reatino infatti è stato l’organizzatore delle celebrazioni per il 25° della morte di Franco Maria Malfatti, sabino e cittadino onorario reatino, per 33 anni deputato della città. Entro la manifestazione era stata prevista la presentazione romana del volume del giornalista reatino.

«Il libro di Pasquetti – ha esordito Petrangeli introducendo la serie degli interventi e delle testimonianze – narra anche della battaglia politica di Malfatti che si impegnò su alcune decisive ed essenziali problematiche per la nostra comunità locale, nazionale ed europea, risolvendone gran parte. Come quella del nuovo nucleo industriale di Rieti Cittaducale e costituendo un Consorzio che ancora è in funzione e attivo ed ora sta concludendo il Polo della Logistica di Passo Corese a cui i reatini guardano con molta attenzione Da responsabile nazionale dei giovani DC cercò insieme ad Enrico Berlinguer, a Luciana Castellina a Lucio Magri, a Baget Bozzo, Clelio Darida e a Bartolo Ciccardini di realizzare una specie di cartello della gioventù del dopoguerra che pur militando in partiti diversi e conflittuali fra loro, si battevano tutti per il lavoro, per assumere più responsabilità, per dare al popolo una rappresentanza più vasta. Questi erano ideali e traguardi comuni da conquistare, ma che “i grandi” ritennero troppo avanzati per i tempi succeduti alla seconda guerra mondiale».

«Io non l’ho conosciuto – ha continuato il sindaco Petrangeli – ero troppo giovane quando morì, ma so che aveva tanto amore per la mia città e per la Sabina. I grandi temi di politica internazionale che dovette affrontare quando fu Ministro delle Partecipazioni Statali, delle Poste, delle Finanze, della Pubblica Istruzione e del Ministero degli Esteri da cui si dimise per ragioni di salute e quando dal ’70 al ’72 fu primo presidente italiano della Commissione economica europea saranno illustrati dagli importanti e conosciuti personaggi che siedono a questo tavolo e che saluto e ringrazio».

Ha iniziato l’on. Gerardo Bianco, presidente dell’Associazione Italiana del Meridione d’Italia e presidente emerito dell’Associazione degli ex-Parlamentari che ha tenuto l’introduzione concernente l’esame critico del libro. Bianco ha posto in evidenza l’efficienza delle realizzazioni dello Statista sabino e il suo avanzato modo politico di ragionare soffermandosi a commentare i momenti assai difficili dell’installazione dei Cruise a Comiso per controbattere i missili sovietici SS20 già dislocati nei paesi comunisti dell’Est.

Il presidente emerito del Consiglio di Stato Paolo Salvatore che fu capo di gabinetto di Malfatti al Ministero della PI al tempo dei Decreti Delegati ha sottolineato il tratto umano dei rapporti che lo Statista intratteneva con i suoi diretti collaboratori. L’on. Fabio Melilli ha spostato il discorso sul piano reatino accendendo la luce della memoria sui ricordi che egli ancora conserva di Malfatti in veste elettorale e in visita alla famiglia nota per essere «tutta rigidamente malfattiana».

La serie delle testimonianze è stata chiusa da Alberto Spinaci che per lunghissimi anni fu capo della segreteria del più volte ministro, apparso commosso nella descrizione di un lavoro eccezionale che egli svolse accanto a Malfatti che lo impegnò per le tante innovazioni che lui portò nella scuola fino a renderla “europea” quando prima ne era parecchio lontana e per le opere realizzate nel collegio elettorale Perugia-Terni-Rieti iniziando dalle rettifiche della Salaria, dalla costruzione del nuovo ospedale provinciale e dall’insediamento di Texas, Telettra e Lombardini.

In chiusura è toccato all’autore che ha sintetizzato così alcune brevi dichiarazioni rivelando molti sconosciuti episodi vissuti dallo Statista reatino. «Quello che io dovevo dire su Franco Maria l’ho scritto – ha concluso il giornalista – con una dedizione durata anni. Ci sarebbe da parlar molto specialmente per l’impegno che Franco Maria profuse nel settore dell’occupazione realizzando nel nuovo nucleo industriale migliaia di nuovi posti di lavoro fra diretto ed indotto. Quando la delegazione reatina andò a Nizza a visitare lo stabilimento Texas che doveva di lì a poco insediarsi anche a Rieti con nuovi 1.350 posti di lavoro, sull’aereo che ci riportava a casa ci sentimmo di esclamare: da oggi ci sentiamo tutti americani! Sono lieto di aver adempiuto ad un dovere nei confronti di un amico carissimo e di un maestro insigne che ha segnato la mia vita. Perciò dico che il mio libro – ha affermato Ottorino Pasquetti – è un atto d’amore, il mio e di un’intera città e di una provincia per quello che egli fece per la nostra comunità allora assai derelitta!».