«Il malato non è solo una malattia e un nome»: il vescovo invita i medici all’empatia

Un interessante approfondimento sul tema della comunicazione tra medico e paziente, si è svolto ieri presso la sala riunioni della Unità di Radioterapia del de’ Lellis di Rieti tra il vescovo Domenico Pompili e i medici dell’ospedale.

La medicina vive molto della sua storia nella comunicazione tra medico e paziente, anche in questo ambito però, può verificarsi la frustrazione di non riuscire a farsi intendere o, di mancare del giusto linguaggio per far capire e, capire il disagio, il dolore e comunicare la diagnosi e la cura.

Come molti ospedali fanno, anche a Rieti si provano a sperimentare nuovi progetti e investire di più nella comunicazione sanitaria convinti che è nella capacità di adattare il proprio modo di parlare, muoversi, e agire, alla peculiare esperienza di ciascun paziente, risiede la chiave della costruzione di un’intesa, che porti a un’efficacia di risultati nei processi di recupero della salute.

Il vescovo Pompili ha sottolineato la necessità di aprirsi con più coraggio all’empatia: «il malato non è solo un nome e una malattia, un medico empatico ascolta infatti il suo paziente, lo capisce, si identifica un po’ nelle sue sofferenze. E così facendo lo cura anche meglio».

Presente all’incontro anche il direttore generale della Asl di Rieti Marinella D’Innocenzo che ha rimarcato lo sforzo che l’Azienda sta compiendo implementando progetti e processi di umanizzazione, istituendo percorsi protetti per pazienti fragili, migliorando la presa in carico e l’accoglienza, il confort alberghiero di strutture e servizi, agendo sulla comunicazione tra gli stessi medici e più in generale tra gli operatori sanitari ospedalieri e territoriali.