«Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?» / GMG VERSO CRACOVIA

Nel 2010 la GMG è stata celebrata a livello diocesano, precisamente la Domenica delle Palme del 28 marzo, e il tema scelto riguardava la domanda fondamentale che ogni credente si pone: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” (Mc 10,17).

Il messaggio di Papa Benedetto XVI, che fu diretto al mondo il 22 febbraio 2010, si apre ricordando la figura di Giovanni Paolo II e la sua forza profetica espressa nel permettere a tanti giovani del mondo di incontrarsi e mettersi all’ascolto della Parola di Dio.

Nel XXV anno dall’inizio delle GMG, Papa Ratzinger sceglie di riprendere la stessa icona biblica che il suo grande predecessore affrontò nel 1985, nella lettera che Egli diresse per la prima volta ai giovani. Una scelta che indubbiamente volle sottolineare ancora una volta, l’attenzione di Gesù verso o giovani, il Suo desiderio di incontrarli per aprire un dialogo personale con ciascuno di loro.

“Cristo, infatti, interrompe il suo cammino per rispondere alla domanda del suo interlocutore, manifestando piena disponibilità verso quel giovane, che è mosso da un ardente desiderio di parlare con il «Maestro buono», per imparare da Lui a percorrere la strada della vita”.

Un’attenzione, quella di Gesù, che non si ferma alla dimensione dell’incontro e del conoscere, ma si caratterizza essenzialmente e prioritariamente per l’affetto e l’amore che Egli esprime: “Nel racconto evangelico, San Marco sottolinea come “Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò” (cfr Mc 10,21).

Nello sguardo del Signore c’è il cuore di questo specialissimo incontro e di tutta l’esperienza cristiana. Infatti il cristianesimo non è primariamente una morale, ma esperienza di Gesù Cristo, che ci ama personalmente, giovani o vecchi, poveri o ricchi; ci ama anche quando gli voltiamo le spalle (…) Commentando la scena, il Papa Giovanni Paolo II aggiungeva, rivolto a voi giovani: “Vi auguro di sperimentare uno sguardo così! Vi auguro di sperimentare la verità che egli, il Cristo, vi guarda con amore!” (Lettera ai giovani, n. 7).

È certamente l’augurio più grande che ogni credente vorrebbe sentirsi dire e vivere, e che trova compimento nella manifestazione piena e totale nell’abbraccio della croce da parte di Gesù. È qui che si trova la sorgente di tutta la vita cristiana, il senso dell’evangelizzazione, la ricerca e la scoperta di un progetto di vita che in particolar modo insiste nel corso della fase giovane dell’esistenza.

Il Papa invita i giovani a farsi la stessa domanda del giovane ricco: “Come il giovane del Vangelo, forse anche voi vivete situazioni di instabilità, di turbamento o di sofferenza, che vi portano ad aspirare ad una vita non mediocre e a chiedervi: in che consiste una vita riuscita? Che cosa devo fare? Quale potrebbe essere il mio progetto di vita? “Che cosa devo fare, affinché la mia vita abbia pieno valore e pieno senso?”.

Gesù invita tutti ad andare oltre i disegni personali ed egoisti di ciascuno, a cogliere quindi la sua proposta d’amore che porta al tono totale della vita, “(…) senza calcolo e tornaconto umano, con una fiducia senza riserve in Dio”. Gesù, ricorda il Pontefice, non si stanca mai di volgersi indietro per tornare accanto a chi cammina con difficoltà verso di Lui, anche verso coloro che, come il giovane ricco, è triste perché non ha ancora il coraggio di rispondere alla chiamata di seguirLo.

Il tema dell’importanza del progetto di vita è ancor più sottolineato dal Papa quando parla di due significativi personaggi, san Agostino e Piergiorgio Frassati. Se il primo ribadisce l’importanza della patria celeste, “Desideriamo insieme la patria celeste, sospiriamo verso la patria celeste, sentiamoci pellegrini quaggiù” (Commento al Vangelo di San Giovanni, Omelia 35, 9), il secondo, morto nel 1925 a soli 24 anni, diceva: “Voglio vivere e non vivacchiare!” e sulla foto di una scalata, inviata ad un amico, scriveva: “Verso l’alto”, alludendo alla perfezione cristiana, ma anche alla vita eterna”.

Siamo quindi, tutti, chiamati all’eternità, “Dio ci ha creati per stare con Lui, per sempre. Essa vi aiuterà a dare un senso pieno alle vostre scelte e a dare qualità alla vostra esistenza”.