Talk Show “reloaded”. Tra gli ultimi palinsesti presentati c’è quello del gruppo Discovery, colosso internazionale che in Italia guida diversi canali tra cui Nove, Real Time, Giallo, DMax, K2 e FoodNetwork. Una delle novità più attese è il ritorno su Nove di Daria Bignardi con il talk “L’assedio”. Fortemente voluta dalla responsabile dei contenuti Laura Carafoli, la Bignardi ripropone la formula (rivista e corretta) delle interviste barbariche in un programma in diretta – cosa non consueta per Nove – dedicato a incontri con personalità della cultura, della politica e della società.
Discovery si distingue per la produzione innovativa di documentari e factual, ma ha compreso come la dinamica del talk sia ancora molto richiesta e apprezzata dal pubblico. Più volte, infatti, il genere talk è stato dato per spacciato, tacciato di aver esaurito la sua carica di appeal e popolarità, magari perché associato a deragliamenti urlanti o persino trash. La parabola del talk è tutto fuorché esaurita a guardare dai palinsesti Rai, Mediaset, La7, Discovery e a breve di Tv2000.
“Talk” che ti passa. Sulla Rai a presidiare il genere talk troviamo anzitutto Bruno Vespa con il suo “Porta a Porta” dal 1996; da alcuni anni poi su Rai Tre c’è “#cartabianca” con Bianca Berlinguer, dedicato al punto politico della settimana così come “½ h in più” di Lucia Annunziata. Sullo stesso binario ci sono anche i quotidiani “Unomattina”, “La vita in diretta” e “Agorà” che alternano momenti talk sui colori della cronaca.
Ma è soprattutto il gruppo di Urbano Cairo, La7, ad aver fatto del talk politico il core business del network: da Enrico Mentana con “Bersaglio mobile” all’immancabile approfondimento serale con Lilli Gruber “Otto e mezzo”, senza contare gli appuntamenti in prime time con Giovanni Floris, Corrado Formigli, Massimo Giletti e Diego Bianchi. Anche a Mediaset, dopo una lunga stagione di intrattenimento, ha promosso un deciso rilancio della formula talk, dando nuovo spazio a Maurizio Costanzo con le sue interviste, così come a Barbara Palombelli con “Stasera Italia” (per provare a scalfire la corazzata Gruber), a Nicola Porro con il suo “Quarta repubblica” e Paolo Del Debbio con “Dritto e Rovescio”.
Pros&Cons. Lo abbiamo detto, il funerale del Talk Show è stato più volte annunciato ma mai celebrato. È una formula televisiva che sa adattarsi ai cambiamenti della società e della Tv, se ben prodotta e gestita da un conduttore capace; i costi televisivi sono certamente più contenuti rispetto agli show di intrattenimento o alla fiction. Cosa rilevare? Forse l’eccessiva durata che spesso raggiungono molti talk, ad esempio “#cartabianca”, “Dimartedì” o “Non è l’Arena”, che per reggere il complesso meccanismo degli ascolti Tv finiscono per annacquare il pathos della puntata oppure per sovraccaricarla di temi, con un valzer di ospiti a tratti disorientante.
Sergio Perugini dal Sir