Libri

L’Italia si spacca sulle librerie: chiuse al Nord, aperte al Sud

Nella Capitale molte librerie stanno procedendo alla sanificazione, ma si fa avanti anche lo spettro dei costi

Ancora tre settimane di libri a domicilio nel Nord Italia. Poi, se non ci saranno ulteriori restrizioni da parte delle Regioni, si potrà tornare in libreria. Porte aperte invece al Sud, ma con gel, guanti e mascherine per librai e clienti. E’ un’Italia divisa in due quella che si presenta agli occhi dei lettori, a pochi giorni dall’ultimo Dpcm di Palazzo Chigi, che tra le varie misure consente la riapertura da questa mattina di librerie e cartolibrerie.

Dopo lo stop quasi immediato della Lombardia – l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, ha sottolineato anche stamani che “le librerie sono i luoghi dove le persone passano anche delle ore a sfogliare i libri e c’e’ un contatto tra le persone da meno di un metro” – è arrivato il dietrofront anche di Piemonte, Veneto, Campania e Trentino Alto Adige. Nel Lazio l’apertura è stata rinviata al 20 aprile, per consentire la sanificazione delle librerie e l’acquisto di dispositivi di sicurezza: mascherine, guanti per i dipendenti e i clienti, gel disinfettanti e l’installazione di barriere di plexiglas alle casse. Inoltre sarà necessario contingentare gli ingressi a seconda della metratura del locale: una sola persona alla volta se lo spazio è inferiore ai 40 metri quadri.

La Regione Sardegna nella serata di ieri ha deciso di non riaprire le librerie e le cartolibrerie almeno fino al 26 aprile. In Emilia Romagna, invece, resta la stretta sulle cosiddette zone arancioni, cioè le province di Piacenza, Rimini e il comune di Medicina.

Via libera invece in Toscana, Liguria, Abruzzo, Valle d’Aosta e Sicilia, dove il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha emanato una nuova ordinanza che di fatto recepisce le disposizioni previste dal governo. Librerie aperte anche in Puglia. Nella storica libreria Laterza di Bari, da oggi, è possibile accedere otto persone per volta, indossando obbligatoriamente guanti e mascherina.

Ripartire. E’ la parola d’ordine dei librai romani, che dopo la decisione della Regione Lazio di posticipare la riapertura al 20 aprile, in queste ore si stanno organizzando per sanificare i locali e acquistare i dispositivi di protezione: mascherine, guanti per i dipendenti e i clienti, gel disinfettanti e, in alcuni casi, barriere di plexiglas alle casse.

Feltrinelli riaprirà gradualmente i punti vendita, a seconda del programma di sanificazione. I negozi di Viale Giulio Cesare e Via Appia erano pronti a riaprire già da questa mattina, altri sono ancora indietro. Libraccio, in via Nazionale, sta provvedendo alla sanificazione dei locali e predisponendo le misure di sicurezza per contingentare gli ingressi. Stessa situazione per la Libreria Minerva di piazza Fiume. “Sono in attesa delle barriere di plexiglass e dei dispenser per il gel- spiega il direttore Agapito Cerroni- La mia libreria è grande circa 120 metri quadri, quindi potranno entrare tre persone alla volta, ma provvederemo a dare guanti e mascherine a chi ne è sprovvisto”.

Non tutti sapevano dell’ordinanza della Regione Lazio, come racconta Anna Parisi, della libreria Tomo a San Lorenzo. “Questa mattina sono passate moltissime persone, perché non bisogna dimenticare che la libreria è un servizio al quartiere. Aprire è uno sforzo organizzativo ed economico per noi, perché è chiaro che le vendite che faremo non giustificano l’attività, ma è un servizio necessario. Pensiamo ai bambini a casa, un libro li aiuta a stare buoni, a fare i compiti. Pensiamo agli anziani, un libro li aiuta a passare il tempo, ed è sempre un bel regalo da ricevere”. Tomo è tra le librerie che a Roma ha organizzato la consegna a domicilio. “Continueremo a farle, è un servizio importante. Per chi invece vorrà venire, ci stiamo preparando in questo modo: quelli che hanno ordinato un libro potranno ritirarlo direttamente alla porta. Chi deve sceglierlo, potrà entrare fino a tre persone alla volta”.

C’è un aspetto, però, di cui si parla di meno ma che rappresenta uno scoglio per le librerie più piccole: il costo della riapertura. “A marzo, tra affitto, luce e telefono ho speso circa duemila euro, ma gli incassi hanno riguardato soltanto la prima settimana.- racconta Simona Pedicone del Punto Einaudi di via Bisagno, nel quartiere Trieste-. Adesso sto spendendo un altro centinaio di euro per procurarmi guanti, gel per le mani, mascherine che dureranno una settimana, poi dovrò tornare ad acquistarli. E’ un problema serio, anche perché rispetto a questo ci sarà una forte e prevedibile riduzione delle vendite”.

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