All’indomani dell’annuncio di Draghi sulle prime riaperture non mancano le incognite, le proteste e le polemiche. Non è ancora chiaro quando sarà disponibile il nuovo pass per gli spostamenti tra le Regioni. Mentre il via libera a pranzi e cene fuori, ma solo nei locali delle zone gialle che hanno tavoli all’aperto, lascia delusa parte della categoria: a Cagliari sono scesi in piazza 500 tra ristoratori e commercianti. Protesta anche il mondo dello spettacolo, protagonista a Roma di una manifestazione con 1.300 bauli in piazza del Popolo.
Sul piano politico Matteo Salvini non allenta le critiche contro il titolare della Salute Roberto Speranza, difeso pubblicamente venerdì da Mario Draghi. «Il ministro si è accorto dopo un anno, meglio tardi che mai, che all’aperto si rischia meno che al chiuso», attacca il leader della Lega, pressato a destra dalla concorrenza di Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni ha già presentato una mozione di sfiducia contro Speranza e ieri ha lanciato una raccolta di firma via Internet a sostegno dell’iniziativa .
Lo stesso Salvini chiede anche di ridurre gli orari del coprifuoco (definiti uno «sfregio alla libertà individuale» dalla Meloni), spostandone l’inizio oltre le attuali 22. Ma su questo non ci sarebbe il consenso di Palazzo Chigi e del resto della maggioranza. Richieste per un allentamento meno graduale di quello annunciato da Draghi arrivano anche da altri: Italia Viva chiede di anticipare a maggio la riapertura di palestre e piscine al chiuso, prevista per giugno.
«Credo che ci aspetti un’estate più tranquilla e dunque possiamo prenotare le vacanze, rigorosamente in Italia. Ma non è un liberi tutti», interviene la ministra Mariastella Gelmini (Affari regionali).
Fatto sta che tra 8 giorni buona parte del Paese si lascia alle spalle l’arancione e torna in giallo, pur con regole un po’ diverse da quelle di prima.
Prima i ristoranti erano aperti solo a pranzo, ma si poteva mangiare anche al chiuso. Dal 26 saranno aperti pure la sera, ma fino a giugno ci si potrà sedere solo nei dehors. Le scuole saranno tutte in presenza, anche le superiori. E cadono le limitazioni agli spostamenti: saranno liberi tra Regioni gialle e affidate a una sorta di lasciapassare sanitario per le altre Regioni, ancora rosse e arancioni. Una sorta di certificazione covid free per chi ne è in possesso, simile alla green card Ue, che si potrà usare oltre che per trasferte anche per l’accesso a eventi pubblici.
I dettagli sono ancora da definire (lunedì si pronuncerà il Cts), ma potranno averlo tre categorie di persone: i vaccinati con doppia dose; chi ha già contratto il Covid, è guarito e può dimostralo con un test; infine chi ha effettuato un tampone negativo nelle 48 ore precedenti (procedura che andrà ripetuta al rientro se la permanenza si protrarrà). Al dossier sta lavorando Palazzo Chigi in vista del decreto sulle riaperture, atteso per la seconda metà della settimana. Si parla di una certificazione, una tessera o documento scritto, con un Qr code leggibile elettronicamente. Ma resta da stabilire chi e come lo rilascerà. Fi propone che lo Stato di faccia carico di parte della spesa per i test. L’obiettivo sarebbe quello di rendere operativa la misura già dal 26. Ma non è detto che i tempi tecnici lo permetteranno. E comunque non piace a tutti: critiche sono arrivate da Lega e radicali.
da avvenire.it