Domenica 10 giugno ha avuto luogo, al Terminillo, un incontro tra i vari membri delle commissioni pastorali delle tre aree Catechesi, Liturgia e Carità in cui è articolata la vita della comunità cristiana.
Durante la celebrazione del Vespro, a conclusione dei lavori, il vescovo Domenico ha conferito il ministero istituito di Lettore a Pietro Zych, 26 anni, studente del secondo anno di Teologia presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo in Roma.
Pietro fa parte della fraternità monastica della Trasfigurazione che vive nella parrocchia San Francesco al Terminillo. Il rito di istituzione di un lettore è molto semplice: consiste in una benedizione e nella consegna del Libro delle Scritture Sante. Il lettore è istituito per proclamare le letture della Sacra Scrittura, eccetto il Vangelo; può anche proporre le intenzioni della preghiera dei fedeli e, in mancanza del salmista, proclamare il salmo responsoriale.
Nella processione all’altare, in assenza del diacono, il lettore, indossati i paramenti liturgici, può portare l’Evangeliario. I candidati al diaconato e al presbiterato, come nel caso di Pietro Zych, ricevono i ministeri di lettore e accolito in forma transeunte, con valenza pedagogico-propedeutica, esercitandoli per un conveniente periodo di tempo.
I ministeri hanno il loro fondamento teologico nella realtà della Chiesa come comunità di fede e di amore che, sotto l’azione incessante dello Spirito, nasce dalla Parola, si edifica nella celebrazione dell’Eucaristia e, attenta ai segni dei tempi, si protende all’evangelizzazione del mondo mediante l’annunzio missionario del vangelo e la testimonianza attiva della carità. Nella breve omelia il vescovo ha ricordato, infatti, che la proclamazione della Parola non deve essere mai dissociata dall’azione.
L’apostolo Giacomo nella sua lettera esorta: «siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non soltanto ascoltatori» (Gc 1,22). Questa raccomandazione, valida per tutti, può trovare un’applicazione specifica per coloro che proclamano la Parola di Dio nell’assemblea liturgica. Potremmo esprimerla in questo modo: «Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non soltanto… lettori».
È un’esortazione alla coerenza e alla testimonianza soprattutto per chi, come il lettore, svolge un ministero pubblico nella Chiesa: il ministero deve trasbordare dal rito alla vita.
Nel suo servizio liturgico, il lettore deve saper manifestare a tutti, con il suo atteggiamento, la centralità e l’importanza che ha, anzitutto per lui, la Parola di Dio. Mentre all’ambone egli apre il libro, deve anche aprire il proprio cuore alla voce di Dio affinché «la mente sia concorde alla voce» (Regola di san Benedetto, 19). Un documento della Conferenza Episcopale Italiana: Evangelizzazione e ministeri, afferma che il compito del lettore non si può limitare alla sola proclamazione della Parola ma deve comprendere anche il suo annuncio nelle forme molteplici, quali la catechesi ai ragazzi e agli adulti, la comunicazione del Vangelo ai lontani. Il termine «lettore», perciò è piuttosto riduttivo e potrebbe essere sostituito con l’espressione più appropriata di «ministero della Parola».
Auguriamo a Pietro di poter realizzare quanto è scritto nella Prima Lettera di Pietro: «Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!» (1Pt 4,10-11).