Lettera aperta ai giovani reatini

Secondo Pirandello gli individui non sono liberi, perché quando nascono si ritrovano in una società precostituita, che detta leggi, abitudini e consuetudini; questa società ci spinge a cristallizzarci in forme che però, fondamentalmente, non ci appartengono.

Veramente quello che siamo o tendiamo ad essere ci appartiene? E soprattutto: esistono criteri di valutazione?

A dar retta a Pirandello viene spontaneo pensare che, se esistono criteri di valutazione, questi sono influenzati per forza di cose dalla stessa società. E nel contempo la stessa reprime i nostri istinti e la nostra natura.

Eppure i nostri impulsi, in un periodo più o meno critico della nostra vita, si rivelano per quello che sono ed escono fuori dalla forma.

Questa realtà, questo rompere gli schemi, è percepito però come una sorta di devianza. Un giovane che si differenzia dalla massa – perché adotta condotte fuori dalla norma – è soggetto all’emarginazione, è vittima di sofferenza dovuta all’isolamento.

Ma allora cosa vuol dire diversità?

Vivere la realtà contemporanea porta vantaggi non indifferenti sotto vari aspetti, ma allo stesso tempo ci rende inclini alla depressione e alla solitudine; dagli anni ‘50 si registra un incremento di individui psicologicamente affranti senza precedenti; la felicità sembra essere una fantastica utopia.

Il motivo? Siamo figli di una società destabilizzante, che tende a renderci sordi e ciechi dinanzi ai nostri istinti, alla nostra essenza.

L’invito è rivolto ai giovani: il mondo è bello perché è vario, liberiamoci da stereotipi e pregiudizi, aggreghiamoci, confrontiamoci. Un individuo solo, per quanto pieno di positività possa essere, non riuscirà mai ad arricchirsi appieno se continua a chiudersi nel suo solo punto di vista.

Questo è quello che manca alla nostra realtà cittadina: non esistono centri di aggregazione giovanile e se esistono non sono alla portata di tutti; i giovani sono pochi e con il passare degli anni il loro numero tende a diminuire.

Rieti è, nostro malgrado, una città per vecchi: giovani e giovani adulti sono costretti ad emigrare in città che offrono stimoli più appaganti, sia dal punto di vista sociale che culturale.

Come potrebbe essere diverso guardando all’indecisione dell’Amministrazione comunale rispetto alla possibilità di dare vita a un polo universitario nella zona dell’ex Viscosa? O di fronte alle vane promesse di riapertura del centro sociale di quartiere?

Aprire gli occhi non è semplice, ma è ora di cambiare atteggiamento di fronte al problema.