Leonessa ha ricordato i suoi 51 martiri dell’eccidio del Venerdì Santo

Anche quest’anno, il 7 aprile, per altro sabato Santo, Leonessa ha ricordato i suoi 51 martiri dell’eccidio nazifascista. Una brutta storia lunga sessantotto anni e che ancora in molti oggi ricordano. E per non dimenticare c’è anche il monumento dove sono impressi i nomi di chi cadde sotto i colpi impietosi delle armi.

Il 1 aprile 1944 diverse migliaia di uomini della Wehrmacht e delle SS, coadiuvati da reparti fascisti, diedero inizio ad un’operazione militare antipartigiana, con l’intento di eliminare la minaccia della Brigata Gramsci. Anche Leonessa venne occupata dai nazifascisti, che incarcerarono più di cento persone con l’accusa di antifascismo. Le stragi ebbero inizio il 2 aprile con la fucilazione di sei persone e il 5 aprile fu la volta di altre 13 persone, abitanti di Cumulata, che vennero trucidati dalle truppe tedesche guidate da Rosina Cesaretti, una giovane donna nativa del luogo che, amante di un ufficiale tedesco e tornata in paese, scaricò il suo odio ed il suo rancore anche su un fratello ed una zia. Il 6 aprile i tedeschi concessero una tregua permettendo al parroco Don Concezio Chiaretti di celebrare una messa per i caduti di Cumulata. Ma il giorno successivo, appunto il 7 aprile, il Venerdì Santo, un nuovo rastrellamento portò al prelevamento di 24 persone che furono portate fino in paese e poi fucilate. Tra loro anche lo stesso Don Concezio Chiaretti che, prima di cadere sotto i colpi, perdonò i suoi assassini. Durante il rastrellamento altri otto leonessani vennero uccisi portando così il conto finale delle vittime a cinquantuno. Dopo la Liberazione a Leonessa venne eretto un cippo in memoria dei martiri sovrastato da un agnello con il motto “Ecce Agnus Dei”. Sotto i nomi dei cinquantuno caduti.