Le “foibe”. È un termine purtroppo ormai legato alla tragica vicenda di centinaia di persone che furono brutalmente assassinate negli anni ’40 del novecento, nella regione del Carso. Le “foibe” sono in realtà delle cavità naturali, e quelle tristemente famose sono situate tra il Friuli-Venezia Giulia, la Slovenia e Croazia, perché, a partire dal 1943, migliaia di italiani, dopo essere stati torturati, vi furono gettati, assassinandoli, dai sostenitori comunisti iugoslavi del maresciallo Tito, dittatore della Iugoslavia dal 1945 fino al 1980.
La prima ondata di violenza ci fu nel settembre del ’43. In Istria e in Dalmazia i partigiani iugoslavi di Tito si vendicarono contro i fascisti che avevano amministrato questi territori con durezza, dove avevano imposto una forzata italianizzazione. Tutti gli italiani, fascisti o contrari al regime comunista, furono considerati come “nemici del popolo” e quindi ricercati, torturati e gettati nelle foibe. Nel 1943, a causa dello sfaldamento dell’esercito italiano che seguì il crollo del regime fascista, le forze armate della Jugoslavia ebbero libero gioco di agire nel loro territorio. Gli italiani vennero cercati casa per casa, interrogati e aggrediti, e la loro fine purtroppo avvenne mediante un macabro “rituale”, furono infatti legati l’un l’altro con un lungo filo di ferro stretto ai polsi e schierati sul bordo delle foibe; una mitragliata ai primi tre della catena li fece cadere precipitare nella profonda cavità terrena insieme a tutti gli altri della fila, trascinandosi uno con l’altro, precipitando nelle foibe. Alcuni morirono subito, altri dopo le gravi ferite riportate. Una fine terribile, nel dolore, nel buio, al freddo, senza aiuti di nessun tipo.
Le “foibe”, rimandano quindi alla peggiore modalità in cui l’uomo può esprimersi, agendo per pura vendetta, cattiveria, esercitando violenza, soprusi, tortura e omicidio, arrivando a massacrare migliaia di persone.
Il 10 Febbraio, a partire dal 2005, in Italia si celebra il Giorno del Ricordo, stabilito dalla legge n. 92 del 2004, che al suo primo articolo così recita:
“La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.”
Progetto “Reporter a Scuola”
Articolo di Marcaccio Asia e Vannozzi Giulia