Chiesa di Rieti

L’amore materno non si esaurisce mai

«Gli esseri umani non sono piante alle quali basta assicurare calore, luce e nutrimento. I bambini hanno bisogno oltre alle cure necessarie, anche del necessario riconoscimento come soggetto che si esprime nella domanda d’amore», ha detto il vescovo Domenico nella giornata dedicata alle mamme

Non è sfuggita al vescovo Domenico la ricorrenza della giornata dedicata alle mamme. Ed a loro si è rivolto, nella sua riflessione dopo il rosario serale di domenica.

«La madre non è semplicemente la genitrice del figlio, così come l’amore materno non può mai esaurire quello della donna. Contemplando la Madonna del Popolo vorrei evidenziare della madre le mani, il volto e il seno».

«Le mani non sono forse il primo volto della madre? Non sono forse le mani della madre quelle che hanno accarezzato il nostro corpo, segnandolo di memorie, di segni, arandolo come fosse terra? Quanto contano per un figlio le mani di una madre? Tantissimo, io ritengo. Anche perché madre è il nome dell’Altro che tende le sue nude mani alla vita che viene al mondo, alla vita che, venendo al mondo, invoca il senso».

«Il volto – che rivela una delicata bellezza – è essenziale perché è solo grazie al volto della madre che il piccolo dell’uomo può specchiarsi, può vedere il proprio volto, può riconoscere la propria identità. Il bambino dipende dal volto materno anche per capire il mondo. Se il lattante non scorge lo sguardo materno rivolto verso di lui, ma lo coglie come irrigidito, freddo, assente, anche il mondo resta chiuso, impenetrabile e distante. Per contro, se il cucciolo d’uomo scorge il volto materno come curioso, proteso, presente anche il mondo gli apparirà aperto, vicino e stupendo».

«Il seno – per quanto occultato dall’ampio manto azzurro, impreziosito dai gigli dorati – è il simbolo delle cure della madre. Ma il seno materno va oltre: da un lato soddisfa i bisogni più elementari del bambino, quelli legati alla fame e alla sete, dall’altro lato è il segno della presenza amorevole e accudente dell’Altro».

«Gli esseri umani non sono piante per cui basta assicurare calore, luce e nutrimento perché crescano. I bambini hanno bisogno oltre delle cure necessarie, anche del necessario riconoscimento come soggetto che si esprime nella domanda d’amore».

In conclusione, monsisgnor Pompili ha espresso un augurio, e un desiderio, quello di «essere onesti con la madre. E rintracciare nel suo dono del respiro la possibilità che la vita abbia un inizio e che possa ogni volta ricominciare. Ecco perché accade anche ai vecchi di invocare la mamma che non c’è più».