Amatrice

La transumanza: un «patrimonio immateriale» che unisce il territorio

Il 13 luglio, presso il Polo del Gusto di Amatrice, si è svolta la presentazione del progetto a sostegno della candidatura della transumanza come patrimonio immateriale dell’umanità Unesco

(da andareoltre.org) Il 13 luglio, presso il Polo del Gusto di Amatrice, si è svolta la presentazione del progetto a sostegno della candidatura della transumanza come patrimonio immateriale dell’umanità Unesco dal titolo Le vie della Transumanza. Questo incontro ha avuto la funzione di illustrare gli interventi e le attività che avranno luogo durante le giornate del 21 e 22 settembre, durante le quali si svolgerà l’evento dedicato alla rievocazione della transumanza.

L’importanza di quest’iniziativa è stata messa in rilievo da tutti i relatori che hanno sottolineato come la forza di tale iniziativa, a prescindere dall’esito della candidatura, sia quella di essere riuscita a coinvolgere le diverse realtà del territorio, come attesta la numerosa partecipazione delle associazioni presenti, che si sono riunite per dare luce ad una tradizione che si trova nel bagaglio culturale di ogni amatriciano.

Dopo i saluti del vicesindaco di Amatrice, Massimo Bufacchi che si augura come cittadino che «quest’esperienza sia una ripartenza che permetta di creare un evento permanente sul nostro territorio», a prendere la parola è il Consigliere comunale Luigi Nardi che spiega come l’idea di questa manifestazione sia nata grazie ad alcuni giovani allevatori con l’intento di proporre un evento che mantenesse vivo sia un costume che un valore culturale di questi territori. Infatti, ciò che sottolinea il consigliere, è che la transumanza sia vista come un patrimonio culturale poiché essa «riunisce un concetto che è quello della capacità di convivere. È un concetto di comunità che ha provocato molti effetti culturali e che ha mantenuto con questa tradizione il comportamento della comunità stessa». Il concetto di comunità viene ripreso anche dall’ex sindaco Filippo Palombini: il progetto, spiega, è nato «per cercare di far sì che le associazioni del territorio facessero rete affinché si diffondesse  il valore che unisce le associazioni sulle nostre tradizioni dedicate alla transumanza» .

A questo punto iniziano le presentazioni effettive degli interventi che saranno discussi a settembre. Il primo a  relatore è Paolo Plini che fa un discorso introduttivo relativo agli ambienti della Laga, sottolineando come questa catena appenninica abbia delle caratteristiche geologiche peculiari che hanno favorito un’eccezionale presenza di acqua che influenza l’assetto geo-morfologico e favorisce una copertura vegetale estremamente ricca. Spiega, inoltre, che «la parte apicale dove finiscono i boschi e dove iniziano le praterie è ricca di diversità vegetale e proprio qui viene favorita la presenza di un utilizzo da parte della pastorizia».

Il secondo intervento viene proferito da Cristina Ianniello che parla dei segni dell’uomo nelle terre alte, inserito nel progetto nazionale “Terre Alte” del Cai che rintraccia i segni dell’uomo con lo scopo di fare una ricerca nazionale sulla presenza umana nelle terre alte ossia «quei territori montani in cui la funzione insediativa originaria si è persa, perché l’uomo li ha abbandonati». Il suo studio si basa principalmente sugli stazzi, luoghi montani dove greggi e pastori vivevano durante il periodo estivo. Lo stazzo «era costituito dal recinto per le pecore in pietra e dalla capanna del pastore» e, sebbene oggi ne siano rimasti pochi e in cattive condizioni, è ancora possibile rintracciare l’idea dell’aspetto che avevano in passato per delineare il ruolo importante ruolo.

A questo punto sarebbe dovuta intervenire la professoressa Letizia Bindi che, a causa di un impedimento, non potendo essere presente fisicamente, manda uno scritto che introduce il suo intervento di settembre dal titolo “Un progetto di rigenerazione a partire dalla vie dei pastori”.  La Bindi mette in risalto l’importanza che i pascoli hanno avuto per le comunità locali asserendo che: «occuparsi di pascoli in questo territorio significa rigenerare uno dei motori produttivi ed economici più potenti e conoscere in profondità la storia e la vita contemporanea della comunità locale».  Spiega, inoltre, che si effettuerà un’indagine sulla comunità di tipo nuovo e partecipativo attraverso una mappa che si attiverà con «focus, interviste individuali, questionari, scritture e testimonianze nel tentativo di comprendere la percezione dello spazio sia urbano che rurale, la memoria delle vie pastorali, la relazione con il mondo degli animali e dell’allevamento» poiché «la mappa è uno strumento importante per conoscere e per conoscersi per costruire e rafforzare un’immagine di luoghi che ci appartengono anche quando, come in questo caso, essi sono stati dilaniati dalla violenza di un disastro. È un modo per lavorare dinamico e processuale alla realizzazione inventari partecipati del patrimonio per condividere con la popolazione locale il processo per conoscere diverse storie e metterle insieme in un “affresco corale” capace di restituire paure, prospettive e aspirazioni di una comunità ferita che affida però ad un progetto consapevole una speranza di crescita».

Segue la presentazione di Armando Nanni che parla del senso unitario e della tradizione rilevando come tutta la storia e il prestigio di Amatrice siano legati al fenomeno della transumanza poiché essa «non è soltanto un passaggio ma una civiltà e in questa civiltà il territorio può dire molto». Dopo aver messo in luce l’importanza della transumanza definendola come «un continuum di arte scienza e filosofia», volge lo sguardo verso il futuro con la speranza che il ricordo della tradizione possa gettare le basi per investire maggiormente nel senso comunitario.

Questo primo blocco di interventi si chiude con due note che arrivano da due relatori: Roberto Marinelli e Mario Polia. A settembre, Polia si interesserà della componente umana della transumanza e Marinelli, invece, tratterà delle vie della lana con l’intervento dal titolo “Tratturi e tratturelli tra la Toscana e la Puglia, tra le campagne romane e gli altopiani abruzzesi” .

La parola passa ora ai rappresentati delle associazioni che illustreranno le attività che si svolgeranno a settembre. La prima a interloquire è Catia Clementi, vicepresidente della sezione del Cai di Amatrice. Sottolinea come il tema della transumanza sia un tema a loro caro da molto tempo, tanto che il progetto scolastico “scuola con il CAI” attivo orami da otto anni, quest’anno sarà dedicato al tema della transumanza con il titolo “L’uomo e la montagna, sentieri di transumanza tra natura, cultura e storia e poesia”. L’importanza che ha il territorio per il Cai, continua, «si evince anche dal ripristino di 350 km di sentieri, con l’intento di riuscire a portare tutti in montagna, anche i diversamente abili, che potranno riuscire nell’impresa attraverso l’aiuto di 2 jolettes». La Clementi conclude il suo intervento sottolineando il grande l’impegno che deve mettere l’uomo nel preservare la natura dichiarando: «questa terra ci offre tanto, sta a noi scrivere le pagine del bel quaderno che la natura ci dona».

La seconda a presentare le proposte della sua associazione è Sonia Mascioli, presidente della “Casa delle Donne” di Amatrice e frazioni che spiega che questa associazione è nata per recuperare le tradizioni artigianali nostrane poiché «acquisire la conoscenza della nostra storia significa acquisire il proprio futuro».

Non solo i grandi, ma anche i piccini verranno coinvolti nelle attività di settembre, come testimonia Francesca Romana Baldi, dell’associazione “Alba dei Piccoli Passi” che offre attività finalizzate al recupero delle routine quotidiane dei bambini subito dopo i terremoto. Per l’evento autunnale, l’associazione organizzerà una gara di disegno con il  tema della transumanza che si concluderà con una mostra finale di tutti i disegni premiati da una giuria.

Segue la testimonianza di Stefania Meneghin, rappresentante del gruppo Masci (movimento adulti scout cattolici italiani) che collabora con Amatrice ormai da 3 anni. L’obiettivo del movimento, spiega, «era quello di trasmettere alle persone più colpite, agli ultimi, i principi scoutistici basati sul gioco e sul canto, cercando di diffondere la fiducia e il senso comunitario». Lo scopo di Masci è quello di essere vicino alla popolazione, cosa che farà anche nell’evento della transumanza.

Infine, la parola viene data a Sonia Santarelli, rappresentante dell’associazione “Salaria è”, organizzazione di agriturismi e attività ricreative legate al mondo agricolo che nasce il 22 aprile 2016, prima del terremoto. Nel Novembre 2016 l’associazione diventa consorzio, senza arrendersi alla paura. Quello che evidenzia la Santaelli è, infatti, la possibilità di fare turismo a partire da oggi, nonostante le mille difficoltà. Il suo intervento si intitolerà “fare rete significa non essere mai soli”, e mette in luce l’importanza della vicinanza con gli altri per non rischiare di essere soli.

All’interno della conferenza non sono mancate delle testimonianze di persone che hanno deciso di rimanere in questi luoghi per preservare la memoria della tradizione o portare avanti un antico mestiere. In questo senso, preziose sono state le parole della signora Luciana Brunamonte, esempio di attaccamento al territorio, che esordisce dicendo: «io ho una cultura da proteggere, sono gli oggetti dei pastori e dei carbonari della Laga». Infatti, quando la signora Luciana si è resa conto che la transumanza stava svanendo, ha cominciato a raccogliere questi oggetti e ne colleziona più di 500, che oggi sono fruibili a tutti, anche se la maggior parte viene ancora custodita in un container. Il secondo racconto è quello di Francesca, donna coraggiosa che ha deciso di diventare un pastore, lavoro definito da lei stessa come «un mestiere antico ma moderno, che raccoglie tantissimi aspetti: il contatto con la natura, il contatto con se stessi e con gli animali». Il messaggio che vuole dare Francesca è che «essere un pastore oggi, nel 2019, è possibile anche se faticoso. Ma è il mestiere più bello del mondo e mi piacerebbe di farvelo capire».

Con queste parole piene di speranza ed entusiasmo si conclude la conferenza e si apre uno spazio riservato alla lettura dello scritto di Mario Ciaralli, dedicato alle via della transumanza che viene intervallato dal suono dell’organetto, del tamburello e delle ciaramelle che intonano brani musicali popolari.