Troppo comodo e troppo bello predicare senza contraddittorio, con il microfono in mano come se fosse un bazzuca!
Come molti ricorderanno, esattamente un anno fa, sulle rive del lago del Turano, in occasione dei festeggiamenti in onore di Santa Anatolia, patrona di Castel di Tora, l’attuale conduttore dell’ex convento un tempo dei Padri del Collegio Greco, don Emilio Messina, impedì che la tradizionale processione facesse il suo ingresso nel santuario e la statua fu vegliata tutta la notte ai margini della strada provinciale, da un popolo amareggiato e scandalizzato dal comportamento indecoroso di certi preti, se così ancora possiamo chiamare persone che attentano alla fede del popolo di Dio, screditano la Chiesa come istituzione, demoliscono ciò che è stato costruito nei secoli e che si tramanda imperituro nonostante loro.
Allora il popolo fu molto composto, ma durante l’anno che ha separato le due feste di metà luglio la Pia Unione di santa Anatolia si è attivata, soprattutto presso i competenti dicasteri del Vaticano, per ottenere che le sole dodici ore in un anno la santa le potesse passare nella “sua” chiesa e che si potessero svolgere i vespri la sera del sabato e la Messa la domenica mattina di buon’ora, per poi tornare nella chiesa parrocchiale in processione.
Partecipata la processione forse come non mai, cancelli aperti e santuario pronto per accogliere il venerato simulacro, il discusso sacerdote vestito di camice e stola rossa accoglie la processione all’ingresso della chiesa e incensa la statua, la gente riempie la chiesa come un uovo, don Roberto D’Ammando intona i vespri, presente anche don Gaetano Monaco, parroco di Colle e di Castel di Tora; fino alla lettura breve tutto come se niente fosse. Al momento dell’omelia don Messina chiede il microfono e inizia pacatamente la predica, su testi che non sono stati letti.
Il brano proposto era quello noto dell’epistolario paolino: “chi ci separerà dall’amore di Cristo? La spada, la persecuzione, il dolore… niente ci separerà dal suo amore”, ma il sacerdote prende gli Atti degli Apostoli, poi brani dell’Antico Testamento, giusto per trovare il pretesto di cominciare la polemica: «avete rischiato per un pelo di non entrare neppure quest’anno, ma vi sono state lettere da Roma e da Rieti, poi mi ha telefonato un avvocato del Vaticano e il sindaco Orsini è intervenuto per rendere possibile l’apertura della chiesa».
Fine della predica, il popolo intona: “Santa Anatolia, tu sei nostra patrona, ascolta le preci del popol tuo fedel…” battiti di mani e il sacerdote è costretto ad interrompere la polemica iniziata e la predica finisce qui. Troppo comodo e troppo bello predicare senza contraddittorio, con il microfono in mano come se fosse un bazzuca. Ma l’intelligenza della gente supera spesso quella del clero! Si erano certamente preparati all’evenienza: se parla e dice scemenze, cantiamo! Scappo che don Roberto ha cominciato appena a cantare il responsorio breve, per lanciare quasi in tempo reale la notizia nell’etere.
Ma alcune considerazioni sorgono spontanee. Il popolo, per merito della stessa Chiesa, non è più pecorone e comincia a reagire. Non ci sono più poveri disgraziati e sprovveduti, che si bevono tutto quello che gli viene detto da qualcuno con un microfono in mano vestito da prete: la gente distingue, vaglia, giudica. Sproloqui gratuiti senza senso o polemiche e rimproveri non li tollera più. È la fine di un’epoca, e meno male. Chi predica si deve guadagnare l’onore e il rispetto, perché né l’abito, né l’imposizione delle mani, né le unzioni sacerdotali, rendono la persona autorevole, ma per come si pone davanti al prossimo e per quello che dice. L’uso della predica, di solito senza contraddittorio, per attaccare e rimproverare, è immorale, è un abuso. Questo vale per tutti i preti, per i politici, per gli insegnanti, per i genitori, per i capi ufficio, per tutti.
I dicasteri Vaticani e il vescovo della Chiesa in cui è incardinato questo prete sanno tutto; sanno anche dei procedimenti in cui è incorso, ma ci si domanda cosa aspettano a prendere provvedimenti? È mai possibile che si preferisca rischiare di perdere un popolo, pur di non scomodare chi dà scandalo? È così potente e protetto? È questa la Chiesa che vuole Papa Francesco? È questo l’uso corretto dei fondi dell’8 x mille? Qualcuno risponda!
Infine una domanda per il sindaco Orsini: visto che è stato così abile e diplomatico a mediare, glielo ha suggerito al prete-crociato di evitare di toccare questo tasto durante la predica?
Per ora sembra solo che la santa di Castel di Tora si sia presa una bella rivincita, ma forse non è ancora finita la partita e di miracoli in riva al lago ce ne saranno ancora.
Carissimo giornalista, sono Cesarina D’Alessandro vicesindaco del Comune di Castel di Tora ha ragione a scrivere TROPPO COMODO E TROPPO BELLO PREDICARE SENZA CONTRADDITTORIO….se qualcuno utilizza un microfono , lei carissimo utilizza un mezzo stampa per puntare un dito inquisitore verso il sindaco Giovanni Orsini. Prima di scrivere un articolo è necessario sentire le parti chiamate in causa , ridicolo scrivere per sentito dire. Ma nonostante tutto ciò la nostra Santa è stata onorata della sua giusta sede secondo tradizione, con nostra grande soddisfazione nel rispetto dell intera comunità di Castel di Tora. Varie volte il Sindaco ha chiesto a Don Messina di non far polemiche durante la celebrazione della messa e questo in presenza di alcune persone del paese che sono intervenute con il sindaco Orsini a cercare un dialogo con Don Messina affinchè si procedesse all’apertura della chiesa di Santa Anatolia.
Gentile vicesindaco, come vede nel nostro sistema di stampa il contraddittorio è previsto, tanto vero che lei ha potuto dire la sua e io replicare, e contestualmente qualsiasi lettore può rileggersi tutti gli articoli e commenti, garantendo una contemporaneità che permane nel tempo. Nelle prediche dal vivo questo non è possibile. Io non ho scritto per sentito dire, ma ero presente alla predica, come si evince dall’articolo, e purtroppo conosco tutta la vicenda nei minimi dettagli, e sono documentato come per nessun altra questione; altro che sentito dire! E non ho puntato il dito inquisitore sul sindaco Orsini, mi pare si capisca bene, ma su altri; a Orsini ho solo fatto una domanda. Mi spiace deluderla ma l’apertura della chiesa non è merito del Sindaco, ma di ben altre autorità che hanno scritto lettere nelle quali si ricordavano al sacerdote anche le norme del diritto canonico, oltre che i suoi doveri pastorali.
Dopodiché se lei o il Sindaco siete a conoscenza delle vere motivazioni che hanno indotto il sacerdote a non aprire lo scorso anno, e a minacciare di non aprire anche quest’anno, fatecele sapere, perché siamo curiosi. Resta il fatto che se vi fossero motivi personali contro il vescovo o alcuni sacerdoti della diocesi, queste non sarebbero motivazioni valide in ogni caso per non aprire una chiesa ad un popolo e alla Santa. Il dibattito è aperto!
Carissimo, forse non sono stati chiari i veri ruoli di questa vicenda e non è certo una disputa su chi è stato a far entrare la Santa .
La cosa evidente è che la popolazione è tornata di nuovo a seguire la propria tradizione , non cerchiamo noi amministratori meriti e elogi.
Avrei gradito solo che la sua domanda rivolta al Sindaco Orsini fosse stata fatta personalmente a lui il giorno stesso della processione.
Don Messina ha fatto leggere tutte le lettere che ha ricevuto in questo periodo.
Ma una cosa è certa i problemi nel clero non devono assolutamente ricadere su una popolazione devota alla Santissima Anatolia.
Comunque in paese la gente è molto serena l’argomento processione su chi è stato a far entrare la Santa non interessa più a nessuno.
Carissimo, l amministrazione non è in competizione con il clero , l amministrazione non cerca elogi, è solo comunque contenta per la propria popolazione nel buon esito della processione avvenuta.
Nel paese l argomento “chi è stato a far entrare la Santa” non è più di interesse di nessuno , c’è serenità .
Comunque ribadisco la mia opinione che da parte sua era corretto intervistare il Sindaco nella stessa giornata della processione dove lei dichiara di esser stato presente.
Comunque se rilegge il mio messaggio precedente, nel mio scritto io non ho menzionato che il merito è stato del sindaco, comunque sia il Sindaco e le persone che lo hanno accompagnato nei vari colloqui con Don Messina, hanno visionato tutte le lettere ricevute dal Cardinale Piacenza e dal vescovo di Camerino etc etc, mi sorprendo solo che non sono state necessarie neanche gli interventi da parte del clero nell’anno precedente a far aprire le porte.
Poi se vuole essere messo a conoscenza delle vere motivazioni che hanno indotto il sacerdote a non aprire lo scorso anno vada cortesemente ad intervistare Don Messina.
Cordiali Saluti
Gentile vicesindaco, mi sembra che lei se la prenda tanto, direi troppo, solo perché ho fatto un’osservazione al sindaco, come se gli avessi detto chissà che cosa; forse c’è qualcosa dietro e questo incendia la mia curiosità di semplice scrivano.
Non ho capito bene questa frase: “mi sorprendo solo che non sono state necessarie neanche gli interventi da parte del clero nell’anno precedente a far aprire le porte”.
Vuole dire che lo scorso anno non hanno scritto al sacerdote vescovi e cardinali? Se è questo il senso è, presumo, perché non pensavano che sarebbe arrivato a tanto: hanno avuto bisogno della prova!
Se invece vuol dire che gli hanno scritto e non ha aperto, nonostante le lettere, allora vuole affermare che quest’anno ha aperto per intercessione “sindacale” e non per le loro lettere. Se così fosse sarebbe ben curioso che un prete obbedisce ad un sindaco e non a un cardinale!
Non ho intervistato il sindaco che era in processione con tanto di fascia e poi in chiesa per i vespri, come non intendo intervistare il sacerdote che ha espresso le sue opinioni e la sua “articolata” personalità in scritti inequivocabili.
I politici si atteggiano spesso ad esperti di comunicazione chiedendo sempre che le persone citate siano preventivamente intervistate; ma se uno è presente e vive “de visu” una situazione, come me che ho ascoltato la predica, che bisogno ha di fare un’intervista?
Ma qui mi sembra che lei non creda neppure che io sia stato presente quando insinua: “dove lei dichiara di esser stato presente”; ma ho testimoni e parenti che mi hanno visto.
Sul fatto che la popolazione sia serena non ho dubbi, ma che l’argomento su chi è stato a far entrare la santa non interessi più a nessuno mi lascia qualche perplessità. Il problema è più ampio di quello da lei citato: non è questione di chi è stato a far entrare la santa, (l’anno prossimo rifaremo questa tiritera?) ma di chi è barricato lì dentro, perché, perché tanto protetto e intoccabile, perché abbia scatenato da alcuni anni questo putiferio senza che nessuno gli abbia detto e fatto alcunché! Se il sindaco ha avuto con lui tutti questi incontri e letto le lettere qualche notizia in più la saprà!
Ce la dica lei che è il suo vice!
A presto!
Io non sono arrabbiata casomai nauseata che tutta questa vicenda sia strumentalizzata verso il Sindaco Orsini certamente Don Messina non è protetto dagli amministratori magari sarà protetto da un contratto sottoscritto con i proprietari del complesso Sant’Anatolia . E visto che non ha intenzione di intervistare il Don Messina lasciamo ampia interpretazione a chi legge!
Comunque da tempo ho chiesto i documenti che attestano che Don Messina era tenuto ad aprire, sono in attesa che vengano messi a disposione protocollati in comune per le prossime processioni future….e per i prossimi amministratori.
Vivo in questo bellissimo posto e come tutti frequento la piazza, vivo tra la gente e sinceramente non sento commenti sull’accaduto.
Sento nel suo modo di scrivere un certo atteggiamento astioso .
Spero che la sua parentela non sia legata hai protagonisti della vicenda.
Comunque non ho mai letto nessuna dichiarazione dei protagonisti della vicenda dal Don Messina, da sua Eccellenza il Vescovo ne da Don Roberto D’Ammando o da Don Gaetano Monaco, non crede che sarà anche un diritto della popolazione sapere le dichiarazioni dei sopracitati.
Di nuovo le invio i miei più cordiali saluti.
Le posso garantire che non nutro astio verso nessuno, neppure verso don Messina, e con i miei parenti non ho frequentazioni se non sporadiche, del tipo ogni tre o quattro anni e solo per trascuratezza; lo corso anno infatti fui avvisato della permanenza fuori dai cancelli della statua da una persona che suonava nella banda, pensi un po’. Quindi né da parenti né da altre persone implicate nella faccenda. Di tutti gli attori della “fiction” – chiamiamola così – il sindaco è quello di cui quasi nessuno parla male né viene attaccato strumentalmente. Peraltro non lo conosco, se non di vista, non so a quale parte politica appartenga, non ho motivo di valutare il suo operato amministrativo, né ho elementi.
Il mio cruccio è solo quello che appare dal primo articolo; come cattolico voglio sapere perché succedono certe cose, perché vengono lasciate accadere, perché non vengono rispettare certe regole. Tutto qua.
Per quanto riguarda documenti e dichiarazioni sono d’accordo con lei. Per come sono fatto io metterei tutto in piazza.