Martina Testa, del Liceo delle Scienze Umane di Rieti, vince aequo il terzo premio al Certamen nazionale di poesia latina Vittorio Tantucci.
Il 28 aprile 2015 presso l’Aula Magna dell’ Università LUMSA di Roma, in occasione della giornata dedicata a Santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia e d’Europa, si è svolta la cerimonia di premiazione della 4° edizione del Certamen di poesia latina Vittorio Tantucci, organizzato dall’ E.I.P Italia e dall’Accademia Italiana di poesia.
“Il componimento breve ma concettualmente molto intenso è tutto incentrato sulla responsabilità etica dell’uomo, troppo attento alla tecnologia e dimentico del rapporto con i suoi simili e con la natura. La chiave di lettura è molto personale e si avvale anche di un originale dispositio poetica e di un uso di figure stilistiche (chiasmo), efficacemente finalizzate alla valorizzazione del pensiero”.
Questa la motivazione della Commissione giudicatrice con la quale la studentessa reatina Martina Testa, della classe 5°C dell’Istituto Magistrale “Elena Principessa di Napoli” – Liceo delle Scienze Umane, ha ottenuto il Terzo Premio ex aequo per il carmen Mater Hominum.
Di seguito il componimento con la relativa traduzione:
MATER HOMINUM
Acidum imbrem
Mater natura lacrimat hominibus ignitis opere animo tenuibus. Dictum posteritatis admirabile est, multa instrumenta consuetudinis nullae. Mater sine custodia et demulcata non queretur, silentio dolore afficietur, sed si homines sanguinem fratruum profundunt ea tremit, vocem adtollit.Mater non gaudet quod filios suos moneat, sed nonnunquam hoc necesse est.Ea calamitatibus admovere eos vult, vult eos adiuvare.In extremis rebus,homo suam fragilitatem intellegit et vim in fratre suo quaerit. Viri concordesconcentum futurorum spemque creant et gratiam cum matre reconciliant. Ea prompta est accipere eos in pacem amplexus sui.
Madre natura piange pioggia acida per gli uomini accesi nel lavoro, ma spenti nelle emozioni. E’ il paradosso dell’uomo del futuro, tanti mezzi, nessuna comunicazione. Una madre abbandonata e maltrattata non si lamenta, soffre in silenzio, ma se gli uomini versano il sangue dei loro fratelli, essa trema, alza la voce. Una madre non prova mai piacere a rimproverare i suoi figli, ma a volte è necessario. Con i disastri vuole avvicinarli, vuole che si aiutino. Nelle situazioni estreme l’uomo comprende la sua fragilità e cerca la forza nel fratello. Insieme creano armonia, speranza per il futuro e si ricongiungono alla madre. Essa è sempre pronta ad accoglierli nella pace del suo abbraccio.