Piove o non piove? Suor Patrizia, che guida le canzoncine con le altre consorelle francescane di Santa Filippa Mareri, dice che ce se la può fare, e tra una provetta e l’altra pare che il sole timidamente si affacci sulla gremitissima piazza San Francesco. Alle diciotto del giovedì della prima settimana dei festeggiamenti antoniani, come da tradizione i piccoli devoti sono radunati in abbondanza per il momento più festoso di tutto il programma: la benedizione dei bambini.
Appena il vescovo Domenico si affaccia sul sagrato, pronto ad avviare il rito, ecco però un “anticipo” di benedizione direttamente dal cielo, con “sorella pioggia” che vuole dire la sua. Così si opta per entrare in chiesa, e la navata in pochi minuti si riempie di bimbi festanti, dai più piccini in braccio a mamme e nonne o in passeggino a quelli più grandicelli che si siedono sul pavimento dinanzi l’altare. A loro monsignor Pompili si rivolge invitandoli a guardare l’immagine del venerato santo esposta nell’abside: uno, dice il vescovo, che non era delle nostre parti, veniva dal Portogallo e, fattosi seguace di Frate Francesco dopo essere stato affascinato dal carisma serafico, raggiunse l’Italia sbarcando in Sicilia («a quel tempo i porti erano ancora aperti, non erano chiusi…», lancia l’ironica frecciatina don Domenico) e diventando a Padova uno dei più grandi predicatori del Vangelo.
La recita del Padre nostro e la preghiera di benedizione sui bambini precedono l’ampio incedere del vescovo che si fa strada a fatica tra la folla nella navata con aspersorio e acqua santa, mentre la chitarra di suor Kristina e le voci e i gesti delle suore invitano alla lode e alla gioia. In finale, l’omaggio all’effigie del santo e il bacio della reliquia da parte dei piccolil e di chi li accompagna.
E c’è spazio anche per l’intrattenimento, col mago che ti mette tutti nel sacco… anzi nel saio! Si chiama Gianfranco Priori e di “professione” non farebbe il mago, ma la sua è stata professione religiosa, indossando il saio francescano. Ma il padre cappuccino non disdegna i giochi di prestigio, e in arte è diventato “Frate Mago”. Giochi di carte e tanto altro, con il presbiterio di San Francesco per l’occasione trasformato in palco per spettacolo di magia, fra gli applausi dell’ammirata assemblea.