Oggi, 17 settembre 2024, segna la ricorrenza degli 800 anni dall’impressione delle stimmate su San Francesco d’Assisi, un evento che continua a risuonare profondamente nella spiritualità cristiana e nella vita della famiglia francescana. Questo anniversario si inserisce in un ciclo più ampio di celebrazioni che ha preso il via nel 2023, con gli 800 anni del presepe di Greccio, e culminerà nel 2026 con gli 800 anni dalla morte del santo. La diocesi di Rieti, così legata alle tappe fondamentali della vita di Francesco, non può che guardare alla ricorrenza come un’occasione per approfondire il messaggio spirituale del Poverello e la sua eredità nella Valle Santa reatina.
Francesco, che nel 1224 si ritirò sul monte della Verna, portava con sé il peso di un periodo di crisi spirituale e istituzionale. Si era allontanato dalla guida del suo Ordine, sentendosi in parte alienato dalla Regola che aveva dettato, avvertendo una distanza crescente con i suoi fratelli. In questo contesto, egli cercò nuovamente il volto di Dio, chiedendo di partecipare alle sofferenze di Cristo. Durante il periodo di intensa preghiera, intorno alla festa dell’Esaltazione della Croce, il santo ebbe la visione di un serafino crocifisso e ricevette le stimmate, segni fisici del suo profondo conformarsi a Cristo crocifisso.
Questo episodio è stato interpretato, non solo come un segno della vicinanza mistica di Francesco a Cristo, ma anche come un messaggio universale per i credenti di ogni tempo. Le stimmate rappresentano un nucleo centrale della spiritualità francescana: la testimonianza di come la morte possa essere accolta come sorella; di come, con amore, la sofferenza possa trasformarsi in una feritoia da cui passa la luce della speranza e della nuova vita.
La ricorrenza odierna è dunque un invito a riflettere sulla continuità di questo percorso, dal presepe di Greccio, dove Francesco volle «vedere con gli occhi del corpo» l’incarnazione di Cristo, fino alla sua esperienza sul monte della Verna, dove ottenne di sentire “sulla propria carne” le sofferenze di Cristo. Questo cammino spirituale ci ricorda che, come Francesco, anche noi siamo chiamati a vivere il Vangelo nelle ferite e nelle gioie della nostra quotidianità, riconoscendo che ogni sofferenza può essere trasformata dall’amore. Una finestra aperta sulla fragilità umana, che viene trasformata dall’incontro con il divino, per cercare, come fece Francesco, una risposta alle domande fondamentali dell’esistenza: «Chi sono io? Chi sei Tu?».
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