La difficile partita del governo albanese contro la corruzione

Chiesta la collaborazione dei cittadini attraverso un portale al quale si possono inviare segnalazioni in forma anonima. Il parere, severo, del giurista Nest Zefi: “Sono dell’avviso che sarebbe meglio conoscere e avere una visione organica della dimensione sistemica della corruzione e della concussione per poter deliberare con avvedutezza e senza campagne di propaganda dal gusto populista”.

Una nuova piattaforma nazionale per la lotta alla corruzione. Il governo albanese ha lanciato nei giorni scorsi il sitowww.stopkorrupsionit.al per “combattere” la corruzione e chiedere, in questo, la collaborazione dei cittadini. Il portale contiene 11 finestre che corrispondono a 11 settori chiave che possono generare maggior corruzione: si va dalla giustizia alla sanità, dall’istruzione alla polizia, dalla dogana alle tasse, alla legalizzazione… Per ogni settore i cittadini possono inviare in forma anonima la propria segnalazione. L’invito del governo è “usare quest’arma” a disposizione di tutti nella lotta all’illegalità. Anche così il Paese delle aquile cerca di rispondere ai report della Commissione europea sull’avanzamento nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. Ultimo, quello dell’ottobre 2014, in cui viene ribadito come “la corruzione regna ancora in molti settori e rimane un problema particolarmente grave”. Sulla piattaforma on line e sul fenomeno della corruzione in Albania abbiamo chiesto un parere al giurista Nest Zefi.

Quali sono i punti di forza e di debolezza di questa piattaforma?
“Per trovare punti di forza bisogna ‘armarsi’ di solida ‘speranza cristiana’ e azionare una forte lotta interiore contro il nostro sedimentato scetticismo, alimentato dal fallimento delle campagne anticorruzione dei precedenti governi. Tuttavia, già si avverte almeno un successo ‘estetico’ nel comportamento degli operatori pubblici, complice anche l’apporto della tecnologia e la paura degli impiegati statali di rischiare il posto di lavoro. Tra i punti di debolezza c’è l’idea erronea di fondo di ricorrere solo a rimedi penalistici. Non viene presa in considerazione, infatti, l’articolazione problematica del sistema di governo statale in generale, logorato da lotte interne e incapace di garantire l’effettiva applicazione delle misure adottate sulla carta”.

Come è stata accolta l’iniziativa nell’opinione pubblica?
“I cittadini albanesi sono ormai assuefatti alla retorica anticorruzione e paiono abbastanza cauti nell’esprimere moti di entusiasmo in proposito. Si preferisce aspettare qualche veniale risultato sul versante della micro-corruzione nell’ambito della pubblica amministrazione, il cui comportamento è in genere improntato a logiche pervasive di concussione. Insomma, i cittadini non hanno grandi attese dalle misure propagandate dal governo, pur essendo felici di essere smentiti nel loro pessimismo. Personalmente sono dell’avviso che sarebbe meglio conoscere e avere una visione organica della dimensione sistemica della corruzione e della concussione per poter deliberare con avvedutezza e senza campagne di propaganda dal gusto populista”.

Pare quindi di capire che non c’è granché voglia di collaborare con questo portale. Perché?
“La gente alle prese con la crisi economica, che sta colpendo con particolare virulenza l’economia albanese, è piuttosto distante dall’idea di collaborare. Gli albanesi sono presi dal senso di sfiducia verso le istituzioni pubbliche e non vogliono esporsi a possibili ritorsioni dei potenti di turno”.

Ma ci sono dei dati aggiornati sulla corruzione in Albania?
“In Albania, attualmente, sul tema della corruzione più che dati aggiornati si ha una retorica politica aggiornata con molta cura. L’obiettivo? Mirare a depistare l’attenzione sui gravi disagi originati dalla crisi nell’economia locale, prostrata dalla disoccupazione, dal calo vertiginoso delle rimesse da parte degli emigranti albanesi all’estero, specialmente in Italia e in Grecia. La mancanza di stime e statistiche attendibili in tema di corruzione pare sia dovuta al fatto che nel post-comunismo tale fenomeno ha invaso ogni spazio del tessuto sociale del Paese, rendendo difficile la possibilità di ‘incartarlo’ statisticamente. E questo perché tremendamente ‘incarnato’ nel malcostume dei cittadini e della pubblica amministrazione, avida di sposare la cultura dell’arricchimento a ogni costo”.

La corruzione è senz’altro uno dei problemi nel cammino di avvicinamento dell’Albania all’Europa, soprattutto ora che il Paese ha ottenuto lo status di candidato ufficiale…
“Certo il fenomeno della dilagante corruzione è un serio ostacolo al desiderio degli albanesi di avvicinarsi all’Europa. D’altronde, le stesse istituzioni europee che seguono il cammino dell’Albania ripetono fino alla noia che senza una lotta seria, decisa e senza quartiere contro il male della corruzione non è possibile alcun avanzamento verso l’Unione europea. In tutti questi anni, i leader europei hanno lanciato appelli accorati al governo albanese per promuovere la cultura della legalità e dell’etica pubblica. L’illegalità è fenomeno riprovevole. Chi viola le leggi dovrebbe percepire tangibilmente un vero e proprio discredito sociale. Per questo è essenziale la certezza della pena”.